Dal 5 al 16 febbraio 2025, il Teatro Ambra Jovinelli ospita la versione italiana di “Vicini di casa”, un adattamento della commedia “Los vecinos de arriba” di Cesc Gay, tradotto e adattato da Pino Tierno. La messa in scena di Antonio Zavatteri, che ha conquistato la Spagna con il suo spirito irriverente e la sua brillante ironia, arriva ora nel cuore della capitale, per un’immersione nelle inibizioni e nelle ipocrisie delle relazioni moderne
In un equilibrio tra il comico e il drammatico, “Vicini di casa” mette in scena la storia di Anna interpretata da Amanda Sandrelli e Giulio (Gigio Alberti), una coppia che sembra aver perso la passione ma è riuscita a mantenere un certo equilibrio tra routine e piccoli piaceri quotidiani. La loro vita è quella di tante coppie, tra i sogni infranti di lui (musicista mancato) e le aspettative non realizzate di lei (avere altri figli), un microcosmo che riflette perfettamente le dinamiche relazionali della nostra società.
La trama, apparentemente semplice, si sviluppa quando invitano i vicini di casa, Laura e Toni, per sdebitarsi di piccoli favori ricevuti ma in realtà per affrontare il problema dei rumorosi amplessi della coppia che potrebbero turbare la bambina ma che in realtà scombussolano la quiete emotiva della coppia.
Questi due, con il loro comportamento liberamente provocatorio e una sessualità spinta fino alla provocazione, costringono Anna e Giulio a guardarsi dentro e, soprattutto, a fare i conti con il silenzio imbarazzato che normalmente avvolge il tema della sessualità nelle relazioni stabili.
Sul palco, il quartetto di protagonisti Amanda Sandrelli, Gigio Alberti, Alessandra Acciai e Alberto Giusta è una combinazione perfetta di talento e sensibilità, ciascuno capace di incarnare la complessità del proprio personaggio con una naturalezza che rende il testo ancora più incisivo.
In particolare, l’interpretazione di Amanda Sandrelli riporta a quella sua purezza e semplicità che avevamo già ammirato in un’altra grande performance: quando, nel film “Non ci resta che piangere”, 1984 di Benigni e Troisi, pronunciava con la stessa genuinità e spontaneità la famosa frase “Bisogna provare, provare, provare” spiegando l’utilizzo della palla.
Nella commedia di Zavatteri, la Sandrelli riesce a dare vita al suo personaggio con la stessa freschezza, toccando la profondità di Anna, un personaggio che oscilla tra la frustrazione e il desiderio di riscoprire la passione. Un esempio perfetto di questa leggerezza emozionante è il momento in cui Anna, sorpresa e spiazzata, esclama un “Caspita!” quando Toni le spiega l’incontro della sua coppia e la loro vivace sessualità. Un’espressione che, in un attimo, cristallizza tutte le emozioni di Anna: curiosità, invidia e forse anche una piccola parte di liberazione.
La commedia gioca su dialoghi taglienti, pieni di sottintesi, e situazioni che svelano pian piano le verità nascoste nei cuori dei personaggi, spingendo il pubblico ad interrogarsi su temi come la paura della solitudine, il desiderio represso e il desiderio di evasione, ma anche il tabù della sessualità nelle relazioni durature.
Sebbene la struttura sembri leggera e frivola, “Vicini di casa” si spinge molto più in profondità di quanto non faccia a prima vista. La sessualità, quel tema tanto discusso quanto sussurrato, viene messa in discussione con leggerezza, ma senza rinunciare a un’acuta analisi sociale. La commedia non si limita a sollevare interrogativi sulla relazione tra le due coppie, ma punta il riflettore sull’incapacità di molti di affrontare le proprie frustrazioni, di rivelare segreti intimi e di rompere il muro del politicamente corretto, anche in una società che si pretende sempre più aperta e progressista.
Il testo di Cesc Gay si fa beffa di quegli stereotipi di coppia tradizionale e ci invita a esplorare il nostro rapporto con il desiderio, ma anche con la paura di essere giudicati.
Nel loro confronto diretto e provocatorio, i personaggi di Anna, Giulio, Laura e Toni ci costringono a fare i conti con la nostra società e con noi stessi, mentre il teatro diventa, ancora una volta, lo specchio di una realtà in cui il confine tra normalità e trasgressione è più sottile di quanto sembri.