Mercoledì 26 Settembre ha preso il via il Festival Torino Spiritualità, giunto alla XIV edizione dal titolo “Preferisco di no”
Quest’anno il Festival propone una riflessione sul “No” come presa di posizione critica e consapevole contro il conformismo della società, troppo spesso appiattita dal non essere più in grado di sdegnarsi davanti alle ingiustizie, abbandonandosi alla neutralità e alla pigrizia morale di mettere tutto sullo stesso piano. Un’obiezione gentile e concisa che vuole però affermare con forza che l’essere umano non è solo ciò che fa, ma anche ciò che sceglie di non fare, di non accettare, di non legittimare.
“Verso una nuova resistenza” è il titolo della seconda lezione inaugurale del Festival Torino Spiritualità, tenutasi Mercoledì 26 Settembre nella suggestiva cornice di Teatro Carignano.
Gino Strada, medico chirurgo da venticinque anni in prima linea con Emergency per portare assistenza alle vittime di conflitti e povertà, è la voce protagonista di questa lezione.
Gran parte della sua vita spesa lungo i fronti di tutto il mondo gli impediscono di rassegnarsi alla guerra e alla diseguaglianza. Quello di Gino Strada, intervistato dal curatore del Festival Armando Buonaiuto, è un appello a non chiamarsi fuori, a non distinguere il mondo tra mio e tuo, perché ignorare la sofferenza di un uomo è un atto di violenza tra i più vigliacchi.
L’intervento di Strada inizia ricordando l’avvicinarsi di un importante anniversario per i diritti umani: il 10 Dicembre 1948 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite proclamava la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, documento diventato punto di riferimento per Emergency.
“Opporsi agli atti di barbarie che offendono la coscienza dell’umanità” è il principio fondamentale della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, principio ancora oggi disatteso dagli stessi Paesi che hanno sottoscritto il documento, i quali nel corso di questi settanta anni non hanno mai agito per garantire l’uguaglianza dei diritti fondamentali dei propri cittadini.
Gino Strada osserva come oggi, quando si sente parlare di pace, giustizia e libertà, si è quasi stanchi di sentirle nominare.
Nella Carta dell’ONU, di pochi anni precedente alla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, si trova un’affermazione che, secondo Strada, è di importanza straordinaria nella storia del pensiero sociale umano: il riconoscimento di uguaglianza, dignità e diritti a tutti gli esseri umani è il fondamento della giustizia, della pace e della libertà nel mondo. La Carta dell’ONU stabilisce che le Nazioni Unite vengono fondate per prevenire alle future generazioni di incontrare il flagello della guerra: da allora tuttavia si sono verificate 259 guerre. Gino Strada si chiede e ci chiede dove sono finiti quell’impegno e quell’aspettativa morale che coincidono con l’aspettativa di vita delle persone.
Non ci resta quindi, continua Strada, che tornare indietro di settanta anni e chiederci: quei valori, quei principi sono cose sulle quali siamo ancora disposti ad impegnarci per fondare la nostra società futura o invece dobbiamo accettare la realtà di una guerra infinita contro i deboli e i poveri? È a questa seconda ipotesi, a questa realtà che possiamo dire di no.
Un mondo senza guerra per Gino Strada non è un’utopia, è piuttosto qualcosa che ancora non è successo ma che succederà se solo da un punto di vista morale globale la guerra diventa qualcosa di inaccettabile.
Cosa significa quindi “Preferisco di no” per Gino Strada? Significa non essere indifferenti, ma essere guidati da uno scrupolo interiore che ci impone di proteggere l’umanità, perché il dolore di un altro essere umano non è diverso dal proprio.