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“Valerian e la Città dei Mille Pianeti”, il film indipendente più costoso mai prodotto

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Riusciranno Valerian e Laureline a salvare il genere fantascientifico?

Valerian e Laureline è una serie di fumetti di fantascienza ideata nel 1967, che il regista Luc Besson aspettava con ansia di leggere, da bambino, ogni settimana.

Le avventure dei due agenti segreti spaziali contribuirono a formare la sua immaginazione ed il suo senso estetico, tanto da portarlo a pensarne una trasposizione cinematografica già nel 1996, durante le riprese de Il Quinto Elemento.

Fino all’uscita di Avatar nel 2009, Besson stesso non aveva ritenuto la tecnologia di quegli anni in grado di tener testa alle esigenze “spaziali” di cui il suo film necessitava.

I contenuti e le tematiche trattati nella pellicola di Cameron, oltretutto, erano così simili a quelli di Valerian che il regista francese si convinse a scrivere una nuova sceneggiatura.

Nel 2012, finalmente, fu annunciato che la produzione di Valerian e la Città dei Mille Pianeti era in corso. Tre anni più tardi, Dane Dehaan e Cara Delevingne avrebbero vestito i panni rispettivamente del maggiore Valerian e del sergente Laureline.

La missione è proteggere Alpha, un’enorme stazione spaziale abitata da specie provenienti da ogni parte della galassia che convivono pacificamente, poiché minacciata da misteriose forze oscure.

Cast e camei sono “stellari”: Clive Owen (Closer, The Knick) è il comandante Filitt. Poi ci sono Ethan Hawke (L’attimo fuggente, Boyhood) e Rihanna, che si esibisce in un cabaret alieno dai toni burlesque. Alcune interpretazioni attoriali, comunque, non convincono. Delevingne, che, in veste di ex supermodella, segue le orme di Milla Jovovich (anche lei esordiente a Hollywood con Besson ne Il Quinto Elemento), non è in sintonia con Dehaan. Tale mancanza di feeling risulta alquanto fastidiosa, tanto da rendere del tutto inverosimile l’eventualità di vederli insieme come coppia.

Effetti speciali mozzafiato ed estetica ricercata si amalgamano a costumi e scenografie variopinti e ben studiati, a formare un universo di grande impatto visivo.

Il richiamo ad Avatar è esplicito, ma Besson ringrazia il suo amico regista James Cameron: “Tutto il mondo gli deve molto […] in Avatar ha inventato la tecnologia che mi ha permesso di realizzare finalmente Valerian, dopo aver atteso anni che ci fossero gli strumenti adatti per riuscirci”.

Tanto estro esteriore, però, non trova riscontro nello spessore contenutistico della storia.

“Il film è molto attuale”, ha dichiarato il regista, “di fatto parliamo di ecologia, di vivere insieme accettandosi gli uni con gli altri, e anche di immigrazione. In una stazione spaziale così lontana da casa, siamo tutti immigrati”.

La stazione Alpha, non a caso, incarna l’utopia della convivenza pacifica tra popoli che uniscono competenze e culture. Eppure, questa fantascienza ironica e scanzonata e di taglio adolescenziale potrebbe spiegare l’insuccesso al botteghino del film.

Ad oggi, infatti, Valerian ha di poco ripagato quel primato di film indipendente più costoso della storia che, con i suoi 180 milioni di budget, si era guadagnato. Difficile pensare ad un sequel ora, nonostante regista e produttori puntassero ad una trilogia di avventure.

Aurora Bresciani

Intervista La Stampa

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