“L’ultimo canto” è l’odissea interiore attraversata dal grande Giacomo Leopardi, durante la sua permanenza nella città del Vesuvio. Negli ultimi anni della sua breve e faticosa vita
Il pessimismo cosmico del poeta traspare in ogni dialogo con i suoi nuovi amici partenopei, è l’epilogo della sua breve triste vita alla spasmodica ricerca del verso perfetto, che possa porre pace alle sue ricerche affannose.
Si sente caduco e stanco, Giacomo, un tronco riverso su stesso, in attesa che la morte fisica prenda il sopravvento sulla morte morale che già da tempo lo invade. In questo breve racconto, viene evidenziata la fragilità della condizione umana, da cui il sommo vate trae la sua forza.
E, mentre aspetta, si lascia travolgere dalla vivacità popolare della vita vivace e popolana, tipicamente partenopea, di Donnalfonso e i suoi tre figli, insieme ai quali compie il suo ultimo sovrumano sforzo per giungere al termine di tutte le sue fatiche, il verso finale dell’ultimo canto accompagnato dall’unico epilogo possibile : la morte.
Giacomo, raccontato da Imbriani, nell’ultimo periodo della sua breve vita, suscita commozione e ammirazione per la paziente e rassegnata attesa della morte fisica. Non la più feroce dei mali. E, nel viaggio verso essa c’è la rivelazione finale , la fine delle sofferenze.
Già dopo la giovinezza (che si fugge tuttavia), la vita, vedova di essa, diventa un viaggio verso la tomba e verso l’ultimo faticoso canto “segno poser gli dei la sepoltura”.
Eugenio Imbriani è professore di Antropologia Culturale presso l’università del Salento. Nei suoi temi di ricerca e pubblicazioni si è sempre interessato al Folklore, cultura popolare, antropologia e scrittura. All’attivo ha numerosi libri e pubblicazioni sul tema dell’antropologia culturale.
“Lultimo canto” di Imbriani, pubblicato a maggio del 2017, dalla casa editrice Edizioni Esperidi di Lecce è disponibile anche online.
Carla D’Aronzo