È stata inaugurata ieri da Giovanni Caudo, presidente del III Municipio la mostra fotografica dedicata ad uno dei sindaci più amati di Roma: Luigi Petroselli
Petroselli fu uno dei sindaci più amati di Roma, come ricordano i cittadini “Fu un sindaco che faceva lavorare le persone per fare qualcosa per Roma”.
Nato nel 1932 a Viterbo da padre militante comunista e madre cattolica. Questo connubio ha dato un’impronta decisiva alla sua personalità, il suo primo desiderio fu quello di andare in seminario, pur restando un fervente comunista. Giornalista dopo l’università entrerà in politica prima come segretario del partito, poi come consigliere comunale fino al ’72 anno in cui divenne dirigente del partito. Questi anni furono le fondamenta della carriera politica che lo portarono a diventare sindaco di Roma nel 1979 fino alla su morte improvvisa.
“Si può governare Roma solo se la si ama”. Dichiarò durante un’intervista a Il Messaggero il 12 ottobre 1981.
Ed è su questa impronta che Giovanni Caudo vuole continuare il suo percorso. Durante l’inaugurazione infatti esprime la sua volontà di migliorare la città.
“La storia di Roma, non comincia 2000 anni fa ma 150, da quando è diventata capitale. Allora Roma finiva a piazza Venezia perché il Colosseo era già campagna. Roma è una città fatta di pezzi diversi e separati, luogo di confluenza di persone provenienti da ogni parte d’Italia, da nord a sud, ed esistono tuttora delle vere e proprie mappe geografiche di queste migrazioni nei quartieri.
Petroselli aveva capito che bisogna tenere insieme i pezzi frantumati di una città – una città regione- il cui perimetro è come la provincia di Milano (Milano è infatti poco più grande del I Municipio) e in cui vive una massa di persone distribuita su un territorio immenso.
Qui, spostarsi è complicato anche perché questa città è costruita come una bottiglia con i vetri rotti a frammenti. Petroselli aveva capito che occorreva dare un’anima a Roma e che questo non era solo un problema di urbanistica. Se riusciamo ad uscire dal problema del cassonetto pieno io credo che sia proprio questo un nodo cruciale: dare un’anima a questa città”.