Un taccuino è un piccolo libricino dove prendere appunti, ma anche bozze di disegni e pensieri. Nel suo primo libro Graziano Graziani (una delle voci di Fahrenheit su Radio Tre) ci porta nel mondo di Girolamo, un personaggio insolito che esplora il mondo intorno a sé e quello interiore più intimo
La copertina e il personaggio di Girolamo mi ricorda una delle filastrocche di Rodari in “Favole al telefono” pubblicato nel 1962: “La passeggiata di un distratto”. Il protagonista è Giovanni, un bambino che quando torna a casa dopo una passeggiata, si è perso una volta un braccio, un’altra una mano e un’altra ancora un orecchio. Girolamo è un po’ come quel bambino, solo che è cresciuto e adesso, invece di perdersi pezzi del corpo perde la memoria, i ricordi o il tempo.
Senz’altro il libro è stimolate e adatto ad una lettura estiva, i capitoli sono brevi e si concludono ognuno con una riflessione che Girolamo fa fare al lettore. Solo una traccia sottile, una storia tra i “pensieri” di Girolamo lo unisce alla vita e a il tempo con cui ha un rapporto conflittuale.
Abbiamo chiesto a Graziano le sue motivazioni e l’esperienza con la scrittura in questo primo libro:
Nel suo taccuino Girolamo si confronta con il mondo che ci circonda, gli oggetti, le sue paure, i pensieri filosofici e le manie, c’è un po’ di lui in tutti noi?
“L’idea iniziale con cui mi sono messo a scrivere era quella di creare un catalogo di idiosincrasie rispetto alla contemporaneità, comportamenti bizzarri, un po’ buffi, accomunati dal fatto di essere dettati da una certa misantropia, una certa irritazione nei confronti del mondo (in questo senso un po’ sì: non so se ci siamo “tutti noi” dentro di lui, ma “molti di noi” sicuramente sì).
Poi, scrivendo, ne è nato un personaggio molto caratterizzato e quindi una storia, la sua storia: il tentativo di Girolamo, il personaggio principale, di destreggiarsi tra gli elementi di in una memoria in frantumi, dove il presente e il passato non sono collocati in modo ordinato, alla ricerca di risposte sulla propria identità.
Una ricerca non proprio filosofica, o solo in parte: quello che innesca la sua ricerca è, infatti, un errore burocratico a causa del quale scopre che i suoi dati non sono più i suoi, che non può nemmeno prenotare una visita di controllo in ospedale. Così, mettendosi a caccia del proprio “doppio”, della persona che ha i suoi stessi dati anagrafici, si mette un po’ anche a caccia di se stesso, passa in rassegna una serie di momenti della propria vita e di occasioni mancate, che gli fanno immaginare che forse, come esiste un’altra persona con il suo stesso nome, magari da qualche parte esiste anche una vita quasi identica alla sua, ma migliore, dove tutte le cose si sono realizzate come avrebbero dovuto”.
Un taccuino perfetto per il periodo estivo, i capitoli sono brevi e ognuno diverso dall’altro, solo una traccia sottile unisce i “pensieri” di Girolamo alla vera e propria trama. Questo è il suo primo romanzo e mi ricorda un modo di scrivere radiofonico che non ha caso è la sua attività principale, si ritrova in questo pensiero?
“La radio è un mezzo con cui mi trovo a mio agio e, certamente, il modo di raccontare le cose che ho sviluppato facendo radio influenza anche un po’ la mia scrittura.
Ma forse un altro elemento è il teatro, un altro mondo artistico che frequento molto, che ha in comune con la radio l’oralità e, ancora di più, l’affabulazione.
Dalla riflessione sul teatro, poi, ho certamente preso molto per il tema del “doppio”, che per l’arte della scena è un’ossessione quasi naturale, fino dal dramma antico.
E lo stesso vale per la riflessione sulla realtà, che nel mio libro si distorce un po’, ironicamente, a causa delle traversie che il protagonista ha con la burocrazia, una “mappa” amministrativa del reale che, a volte, finisce per distorcerlo. Ad ogni modo l’idea iniziale di un catalogo di idiosincrasie, di accigliamenti e arrabbiature, mi hanno portato istintivamente verso la forma breve, che è certamente connessa al modo in cui si racconta una storia in radio, con levità e precisione piuttosto che dilungandosi. Poi, con l’intreccio di narrazione che si è venuto a creare scrivendo il libro, alla fine ne è uscito fuori comunque un volume non piccolissimo, per certi versi con mia sorpresa: ero partito con l’idea che sarebbe stato un libro piccolo, breve. Ma con la scrittura si sa dove si parte e non dove si finisce”.
Girolamo ha un rapporto che definirei conflittuale con il tempo che scandisce la trama del libro e dove lui stesso si perde tra passato e presente, ha voluto dare al lettore un senso dello scorrere della vita tra i pensieri del protagonista, cos’è per lei il tempo?
“Si ragiona molto sul tempo, ultimamente, a livello di divulgazione scientifica ma anche di fantascienza, basta guardare le ultime serie tv.
Credo che il tempo sia un elemento affascinante, perché ne abbiamo una percezione che non si conforma con quello che ne sappiamo a livello scientifico.
Da un lato, secondo la fisica, dobbiamo parlare di spazio tempo, di curvature e torsioni, di un universo osservabile che in realtà è esistito miliardi di anni fa e non ora (perché vediamo solo la luce che è giunta fino a noi).
Dall’altra parte, nella nostra esistenza individuale, sperimentiamo il tempo come qualcosa di inarrestabile, una linea retta che è impossibile deviare.
Si tratta in realtà, come sostiene Rovelli nel suo bel libro sul tempo, di una “sfocatura” del nostro minuscolo punto di vista rispetto all’immensità dell’universo. Ma è la nostra sfocatura, l’unica che possiamo sperimentare. Tuttavia, però, il tempo è anche qualcosa che ha a che vedere con il ricordo. Poiché noi concepiamo la “linea retta” solo in virtù del fatto che abbiamo un passato, stiamo vivendo un presente e presumiamo di vivere un futuro. Ma il passato, a volte, è composto di ricordi fallaci, falsa memoria, ricostruzioni arbitrarie.
E poiché la nostra storia siamo un po’ noi, la nostra identità, anche questo concetto comincia a vacillare.
Raccontando di un nuovo che vive tra momenti del suo passato posti in ordine sparso, a cui non sa dare una collocazione, che ricorda cose di vent’anni fa come fossero successe ieri, che non sa prendere decisioni importanti e se le deve prendere si addormenta, fulminato da un attacco di narcolessia, volevo sostanzialmente raccontare la storia di una persona che maneggia un’identità a pezzi.
Una persona che ha il forte sospetto che tutta la sua storia sia un’invenzione, una autosuggestione, con tutto quello che ne consegue in termini di identità.
Girolamo, che ha paura che il suo passato svanisca e per questo diventa collezionista compulsivo di frammenti della sua vita, si accorge che forse quello che riteneva autentico e unico non è poi così originale, ed è per lui una scoperta destabilizzante”.
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