Il 14 gennaio 2025, a 125 anni esatti dalla sua prima assoluta, “Tosca” ritorna al Teatro Costanzi di Roma, dove il capolavoro di Giacomo Puccini fu presentato per la prima volta nel 1900. Sarà in scena fino a domenica 19 gennaio diretta dal maestro Michele Mariotti, non è solo un tributo alla grandezza di Puccini, ma anche una riflessione sulla sua eredità, capace di dialogare con la contemporaneità grazie a una scenografia che rievoca fedelmente l’allestimento originale e una serie di iniziative culturali e sociali destinate a rendere omaggio alla storia di Tosca e al suo legame con la città di Roma
La messa in scena di Tosca è stata curata dal regista Alessandro Talevi, il quale, con la sua maestria, restituisce il dramma pucciniano nella sua forma originaria. Questa versione scenica, infatti, non è semplicemente un revival dell’opera, ma una ricostruzione meticolosa, realizzata a partire dai bozzetti di Adolf Hohenstein e dalla collaborazione tra il Teatro dell’Opera di Roma e l’Archivio Storico Ricordi. È un viaggio nel tempo, che ci porta a rivivere l’atmosfera della Roma del XIX secolo, con le sue luci e ombre, e ci immerge nell’intensità dei sentimenti umani che Puccini ha saputo trasmettere in modo così potente.
Michele Mariotti, direttore musicale dell’Opera di Roma, firma una lettura appassionata e profonda della partitura. La sua esperienza con “Tosca” è già consolidata, avendo diretto l’opera a più riprese, e la sua interpretazione evidenzia la sottile tensione drammatica che permea l’opera, mantenendo una perfetta sintonia con la regia di Talevi. Il Coro diretto da Ciro Visco è imponente alla fine del Primo Atto quando l’ensemble di chierichetti e le Guardie Svizzere che aprono l’ingresso del Papa, con l’incenso che irrora la platea e la galleria, sono un degno tributo a Puccini. La musica, i colori e la tragedia si mescolano carnalmente rendendo con la perfezione dell’allestimento con l’intensità dell’opera che si riversa sul pubblico.
Il primo intenso applauso lo riceve Mario Cavaradossi il tenore statunitense (Gregory Kunde) con l’aria “Recondita armonia” nel dialogo con il Sagrestano (Domenico Colaianni).
Sul palco, la star Saioa Hernández incarna la protagonista Tosca, il soprano spagnolo che ha conquistato il pubblico romano dal suo debutto nel 2021 e Gevorg Hakobyan, che dà vita all’oscuro barone Scarpia, figura emblematica della malvagità pucciniana.
Il secondo applauso fragoroso arriva nel Secondo Atto quando Floria Tosca canta e interpreta “Vissi d’arte”. Il direttore interpreta insieme ai protagonisti tutta l’aria non solo dirigendo l’Orchestra del teatro dell’Opera ma anche recitando a bassa voce tutta la “Tosca”.
Fino all’ atteso “E lucevan le stelle” in cui la tragedia prende forma dopo alcuni minuti di totale silenzio accompagnato solo dall’Orchestra il pittore Mario Cavaradossi invoca l’amore per Tosca prima della fine imminente.
Un classico ancora più difficile da rappresentare proprio perché spesso messo in scena, quella al Teatro Costanzi è dettagliata in ogni particolare e il regista ha fatto un lungo lavoro sulle parole per dare loro un significato ancora più profondo e non essere solo traportate dalla melodia. È facile commuoversi, emozionarsi e rimanere stupiti come si fosse la prima volta di “Tosca” rapiti da questa storica e al tempo stesso nuova rappresentazione calati nella città di Roma ammirandone gli scorci e i monumenti anch’essi parte della rappresentazione.
“Tosca” è moderna una donna autonoma che non cede a lusinghe e compromessi, un’eroina moderna. Un personaggio che si impara ad amare durante i tre atti, nel primo è gelosa e quasi frivola superficiale ma manifesta subito dopo il suo carattere forte e coraggioso per poi dare conclusione a se stessa dopo la fine del suo amore.
A supportare la rappresentazione, una serie di eventi paralleli che arricchiscono l’esperienza del pubblico. La mostra Tosca 125: Oltre la scena, allestita al Teatro Costanzi, offre uno spunto per approfondire la genesi dell’opera, esplorando documenti, fotografie, e costumi che tracciano il percorso creativo di Puccini e dei suoi collaboratori. Una narrazione visiva e audiovisiva che permette di comprendere come quest’opera straordinaria sia nata, da un dramma teatrale di Victorien Sardou fino alla sua trasposizione musicale, per poi immergersi nei dettagli dei costumi e delle scenografie che hanno reso Tosca un’icona della lirica mondiale.
In conclusione, l’evento del 125° anniversario di “Tosca” al Teatro dell’Opera di Roma non è solo una celebrazione della storia della musica, ma un’opportunità di riflessione sul legame tra passato e presente, tra tradizione e innovazione. Con una regia che guarda al passato ma è ancorata alla contemporaneità, e un impegno che spazia dalla cultura alla responsabilità sociale, Tosca si conferma come un’opera senza tempo, capace di attraversare epoche e generazioni.