Il grande classico di Orwell “1984” scritto quasi quarant’anni prima e ambientato a Londra in un futuro dispotico è in scena fino al 3 novembre al Teatro Quirino di Roma. La regia e la traduzione sono di Giancarlo Nicoletti su un adattamento di Robert Icke e Duncan Macmillan. In scena Violante Placido che interpreta Julia, Ninni Bruschetta è O’Brien e Woody Neri veste i panni del protagonista Winston Smith
“Limoni e arance e poi più niente per le campane di San Clemente” è la litania ambasciatrice di rivoluzione che traina i personaggi di “1984”, al centro della scena un tavolo, semplice, di legno chiaro, ha per sedute dei cubi, entrambi vengono puliti con ossessione dai personaggi, osservati, dal Grande Fratello che non perde neanche un istante della vita di ognuno. Tutto è razionato, la felicità è rappresentata dai 20 grammi di cioccolato di cui ogni giorno viene promesso l’aumento della quantità, ma che non avviene mai…
Winston sogna un futuro dove le persone sono libere di pensare, libere di dire che “le pietre sono dure, l’acqua è umida e che due più due fa quattro”. Winston scrive di nascosto un diario, non vuole più fare parte di quel sistema tossico e neanche essere osservato e comandato. Il Grande Fratello concede due minuti di odio, per sfogarsi, come se bastassero a dimenticare l’oppressione della Polizia mentale.
Julia è il suo incontro più felice ma anche l’abisso il vortice dove cadrà verso la perdizione e la punizione. Si ameranno nell’unico luogo dove esiste ancora il passato, nel retro di un negozio di antiquariato. Prima di essere scoperti e forse, vaporizzati?
La resistenza diventa il suo obiettivo, anche se fai parte di una minoranza, anche se è uno solo, anche quando, una volta scoperto e torturato, nel Ministero dell’Amore, su una sedia al centro della scena coi fondali bianchi e luci accecanti da O’ Brien in mezzo al realistico sangue, Winston anche allora, non cederà.
La mise e scene dello spettacolo è particolarmente forte, non bastava la trama, oppressiva, il regista ha voluto accentuare la sofferenza rendendone partecipe il pubblico attraverso luci stroboscopiche, accecanti rumori fastidiosi e urlanti. A volte forse troppo, l’angoscia viene così spazzata via dal fastidio mentre una tonalità più bassa e colori meno accecanti (Giuseppe Filipponio) l’avrebbero alimentata di più.
Woody Neri riesce a trasmettere tutte le sfaccettature e i dubbi del personaggio, i suoi tumulti interiori e i desideri di un uomo normale, l’amore con Violante Placido che risulta piccolina al suo fianco, ma determinata e trainante Winston quando viene sopraffatto dai dubbi, gli dà lo slancio, l’ideale da raggiungere e il sapore della libertà. Le scene di Alessandro Chiti con l’idea della stanza proiettata da Alessandro Papa sulle enormi pareti fa entrare lo spettatore nel punto di vista del Grande Fratello, spiare la coppia che, libera, parla e si ama.
Sul palco del Teatro Quirino a fianco dei protagonisti con diversi ruoli Silvio Laviano, Brunella Platania, Salvatore Rancatore, Tommaso Paolucci, Gianluigi Rodrigues e Chiara Sacco. Il Grande Fratello di “1984” sarà in tournée in altre date italiane fino a dicembre.