Il film del regista e sceneggiatore Michel Franco è in concorso alla 78esima edizione della Mostra Internazionale del Cinema di Venezia. Ha ricevuto molte critiche, dopo la prima proiezione alla stampa, ma se si inserisce nel contesto emotivo del regista e di Acapulco, “Sundown” prende un altro significato
Il film inizia quasi subito con una telefonata, un’emergenza che richiama la ricca famiglia britannica, composta da Alice (Charlotte Gainsbourg), i figli di lei e Neil Bennet (Tim Roth) in vacanza ad Acapulco, a Londra. Neil fingendo di aver dimenticato il passaporto, non parte, decide di rimanere in Messico e qui comincia l’esplorazione del regista sugli individui e la società “L’unica decisione presa dal personaggio è quella di separarsi dalla famiglia. Fa una scelta. Chi è libero? Nessuno in realtà è libero questo è il tema del film” dichiara Tim in conferenza stampa.
La violenza di “Sundown” è molto fredda, la luce della fotografia accecante e la notte ancora più buia, come per accentuare gli spigoli di una società così tormentata.
“Ho scritto la sceneggiatura in un momento di grande crisi. Volevo fare qualcosa di vivo, adoro il mio lavoro e senza il cinema avrei più paura, riduce le mie ansie. Inoltre filmare ad Acapulco è stato fantastico questa è una lettera d’amore e l’amore può essere complicato” ci spiega il regista.
E questa funzione liberatoria, di crescita e terapeutica sembra che sia anche di Tim Roth (che noi amiamo ancora di più dopo la serie Tin Star) “Recitare è un’operazione catartica, affrontiamo in modo temporaneo alcune situazioni, possiamo immergerci e poi uscirne rapidamente, le domande del film sono delle domande che tutti noi ci facciamo”.