La sindrome di Stendhal è una reazione psicofisica che si può generare di fronte alla visione di opere d’arte
La prima descrizione clinica della sindrome di Stendhal risale al 1977, anno in cui la psichiatra Graziella Magherini analizzò per la prima volta i casi di alcuni turisti stranieri a Firenze: essi presentavano dei sintomi ansiosi e malessere psichico dopo aver visitato dei musei e osservato alcune opere d’arte.
Il nome di tale sindrome deriva dallo scrittore Stendhal (1783-1842) il quale ne diede una descrizione più letteraria nel suo libro Roma, Napoli e Firenze. Egli raccontò che, uscito dalla basilica di Santa Croce a Firenze, ebbe una reazione di tachicardia e debolezza, come se fosse stato travolto fisicamente e psicologicamente dalla bellezza di tutta quell’arte.
Ad oggi la sindrome di Stendhal non è considerata una vera e propria patologia psichiatrica, ma un insieme di reazioni psico biologiche a seguito di uno stimolo artistico.
I sintomi caratterizzanti sono:
- tachicardia
- debolezza
- senso di vuoto
- vertigini
- capogiro
- allucinazioni
Tali sintomi si presentano in maniera molto intensa ma hanno una durata breve.
Quali sono le cause?
Sarebbe improbabile pensare che la sintomatologia possa scatenarsi soltanto a causa di una osservazione troppo attenta di alcune opere.
Da un punto di vista psicoanalitico è emerso che alcune opere d’arte possano suscitare il ricordo di eventi infantili rimossi e generare, quindi, una immedesimazione molto forte con l’opera stessa. In effetti, attraverso il canale creativo spesso l’artista esprime la sua emotività che può coinvolgere oltremodo l’osservatore.
Nonostante non sia stato un fenomeno particolarmente studiato dal punto di vista scientifico, anche la neurobiologia ci suggerisce alcune spiegazioni. Pare, infatti, che questa sintomatologia si manifesti in soggetti già particolarmente suscettibili agli stimoli nuovi o sofferenti di alcune patologie psichiatriche.
Entrambe le ipotesi, sia quella psicoanalitica che quella neurobiologica, riportano al tema dell’empatia.
Entrare in empatia con una persona o un contesto richiede la stimolazione dei neuroni specchio, responsabili, tra le varie cose, della simulazione di un particolare stato d’animo nell’osservatore.
Appare probabile, quindi, che le persone che presentano queste reazioni possano essere, non soltanto particolarmente sensibili ma anche molto empatiche.
Sicuramente si tratta di reazioni che possono sconvolgere ma non sembra che la sindrome si presenti necessariamente di fronte a qualsiasi opera artistica.
Proprio per la sua associazione con il mondo dell’arte, la sindrome di Stendhal ha ispirato il film di Dario Argento dall’omonimo titolo.
Un thriller psicologico coinvolgente del 1996, che vede come protagonista Asia Argento.
“Si usano gli specchi per guardarsi il viso, e si usa l’arte per guardarsi l’anima”
(George Bernard Shaw)
La sindrome di Münchhausen “per procura”: l’accudimento patologico.