Home Scienza La tua scrivania è in disordine? Potresti essere considerato nevrotico

La tua scrivania è in disordine? Potresti essere considerato nevrotico

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Pixabay
Secondo uno studio effettuato da un gruppo di psicologi dell’Università del Michigan, il disordine sulla propria postazione di lavoro, potrebbe essere giudicata negativamente dal proprio capo

Lo studio è stato condotto su 160 partecipanti che sono stati invitati dagli psicologi a scegliere una delle tre scrivanie proposte che presentavano un diverso grado di ordine. La prima era una scrivania pulita e ordinata, la seconda un po’ disordinata ed infine la terza nel caos più totale.

Tutti e tre gli uffici erano stati decorati e arredati in maniera identica. Anche gli oggetti “di scena” erano gli stessi: un cappello da baseball, una tazza con alcune caramelle, una foto di bambini, libri scientifici e diverse riviste in una libreria, tutti per sottolineare l’appartenenza della postazione di lavoro ad un ricercatore uomo.

Nell’ufficio A tutti i fogli erano impilati con precisione, i libri in ordine negli scaffali e la spazzatura nel cestino.

Nell’ufficio B alcuni fogli erano sul pavimento e i libri riposti inclinati negli scaffali.

L’ufficio di tipo C si arrivava ad un disordine maggiore e più sporcizia ovunque.

Ai partecipanti è stato chiesto di indovinare la personalità del ricercatore di ogni scrivania.

Ebbene il grado di affidabilità andava di pari passo con l’ordine rispecchiato nella stanza e sulla scrivania. I partecipanti attribuivano una minore gradevolezza all’occupante della scrivania più disordinata associando caratteristiche caratteriali al disordine riscontrato. In breve l’occupante immaginario della scrivania C, la più disordinata, riscuoteva minor empatia. Questo perché la mente tende ad associare le informazioni raccolte ad un tipo di personalità. La co-autrice Sarah Dyszlewski, un tecnico di ricerca del Dipartimento di Psicologia spiega il meccanismo comportamentale:

“Una volta che le informazioni sulle caratteristiche del bersaglio si attivano nella mente dei percettori, sia consciamente che inconsciamente, tali informazioni possono successivamente influenzare il modo in cui i partecipanti trattano le informazioni, i tipi di domande che chiedono e come si comportano verso il bersaglio, eventualmente tirando fuori in primo luogo le informazioni che si aspettavano di vedere dall’obiettivo “.

Quindi sembrerebbe che il primo impatto che gli altri hanno su di noi attraverso come utilizziamo lo spazio circostante sia importante per la classica “prima impressione”. E, forse, anche su un giudizio che il nostro capo potrebbe sulla qualità del nostro lavoro?

I risultati appaiono nella rivista Personality and Individual Differences .

Fonte: EurekaAlert

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