Il debutto è stato, in occasione della Stagione Sinfonica dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, giovedì 12 aprile. Dirige l’Orchestra Alexander Sladkovsky e suona il grande pianista Nikolai Lugansky
Il programma previsto inizia con Nikolaj Rimskij-Korsakov “La leggenda dell’invisibile città di Kitezh e della vergine Fevronia: Suite”.
Il Direttore russo Alexander Sladkovsky dirige l’Orchestra nella prima parte del concerto come se fosse un cavaliere che porta la sua armata vincitrice dopo una battaglia. In effetti interpreta benissimo soprattutto il passaggio de La battaglia di Kerženets (allegro). Ascoltare questi quindici minuti è un piacere per i sensi. Purtroppo l’ultima parte della suite non era prevista nel concerto. Fu rappresentata a Pietroburgo la prima volta nel 1907, l’opera presenta nel suo insieme, caratteri mistici ed epici.
Alexander Sladkovsky ha l’Orchestra nelle sue mani e la passione, densa, fluttua dal direttore ai violini alle arpe fino a giungere con un clamore alle percussioni. Nel Preludio: Inno alla natura (larghetto alla breve) i cenni bucolici addolciscono la melodia che sinuosa si mescola con il pubblico.
Ne scaturisce un trionfo di applausi che il direttore Alexander Sladkovsky, generoso, condivide a turno, facendoli alzare uno per uno, con tutti i membri dell’orchestra.
La prima parte del programma prosegue con l’ingresso del pianista russo che suona la Rapsodia su un tema di Paganini per pianoforte e orchestra op.43 di Rachamninoff.
L’amato pianista è seduto sul suo sgabello con le code del frack che penzolano con eleganza e, ritmate dal veloce movimento delle mani nell’esecuzione della rapsodia, ne accentuano il trasporto.
Lo stile russo permea tutta la Sala Sinopoli, è passionale ed intenso. Bellissimo l’assolo del pianoforte che conclude con un clamore di violini. Un regalo anche il bis di Lugansky, con il Preludio op.32 di Rachamninoff.
Calorosi applausi concludono la prima parte.
Nella seconda la Suite n.3 in sol maggiore per orchestra op.55 di Pëtr ll’č Čajkovskij è la protagonista sul palco. Al violino Carlo Maria Parazzoli che suona un Nicola Amati del 1651.
Deciso e fermo il Direttore russo impersonifica il rigore, trasmettendo all’orchestra che ne ingloba le sfumature. Espressivo e con gesti teatrali, il direttore accenna balli ritmati con la melodia, vestito di nero ha come unico vezzo due gemelli rosso rubino ai polsini della camicia che brillano ad ogni gesto delle mani.
Un successo importante per l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, che continua ad impreziosire il suo repertorio e porta tra il pubblico sempre di più i giovani.
Photo: ©Musacchio & Ianniello
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