Capuleti e Montecchi, dissapori e conflitti, il simbolo dell’amore tragicamente perduto dei due giovani amanti Romeo e Giulietta. La loro storia è l’immagine della passione e non poteva non ispirare le meravigliose composizioni di Pëtr Il’ič Čajkovskij con la Ouverture-Fantasia in si minore e la Suite dal balletto di Sergej Prokof’ev eseguite in tre date a Roma il 23, 24 25 marzo dall’Orchestra Nazionale di Santa Cecilia diretta dal Maestro Daniele Gatti. Ospite d’eccezione Pablo Ferrández al violoncello
Il direttore d’orchestra Daniele Gatti si può definire con una sola parola: eleganza. L’Orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia è diretta con una disinvoltura incantevole.
Durante l’esecuzione scorrono nella mente di coloro che ascoltano e partecipano alle composizioni le scene del film simbolo dell’amore “Romeo e Giulietta” di Franco Zeffirelli, 1968. Il volto e la gioventù dei due protagonisti interpretati da Olivia Hussey e Leonard Whiting ne rappresentano la purezza d’animo.
Sul palco l’Orchestra esegue oltre all’Overture- Fantasia in si minore anche le variazioni su un tema rococò in la maggiore per violoncello e orchestra op.53. Ed è qui che Pablo Ferrández esprime al meglio tutta la sua arte di violoncellista. Il giovane madrileno figlio di musicisti e vincitore del XV Concorso Internazionale Čajkovskij, artista esclusivo di SONY Classical viene apprezzato dal pubblico per la calorosa interpretazione degna del tema passionale di Romeo e Giulietta.
Quasi un’ora d’intensa passione, a seguire dopo l’intervallo, la Suite dal balletto di “Romeo e Giulietta” di Prokof’ev si riconosce subito dallo stile del compositore. Fu composta nel 1936 e messa in scena non completa come invece è l’esecuzione rappresentata a Santa Cecilia. Altre parti delle Suite furono composte in momenti diversi, l’ultima addirittura un decennio dopo la prima. Ognuna rappresenta un tema ben preciso e narrante la storia dei giovani innamorati.
Vi trovano spazio la figura di Frate Lorenzo. Il ballo dei Montecchi e Capuleti. La morte di Tebaldo e il finale tetro dell’Adagio Funebre di Romeo sulla tomba di Giulietta.
Quest’ultimo sembra nel suo inizio un omaggio a Čajkovskij anche se poi assume la caratteristica ben riconoscibile del compositore paterno attraverso gli ottoni che costellano imponenti tutta la Suite.
Si concludono così trionfanti le due opere cronologicamente successive ma con la medesima ispirazione, la stessa passione e lo stesso intento di coinvolgere il pubblico in un inno all’amore tragico e perduto. Due ore immersive nella tragedia shakespeariana dal coinvolgimento emotivo forte e unico, dove si mescolano passato e presente nella stessa danza d’amore.