Il sipario è già aperto, lo spettatore può da subito intrufolarsi con lo sguardo nella cucina deserta di un grande ristorante.
È l’alba. Incominciano a gocce arrivare i personaggi della pièce, già visibilmente stanchi e infreddoliti, con cappotti sciarpe e cappelli. La cucina sembra il loro rifugio
ma in realtà si rivela al loro prigione.
Da molto lento, quasi assopito, all’inizio, lo spettacolo diventa sempre più frenetico, aumentano il numero di attori sul palco e aumenta l’intensità delle ordinazioni e dei
lavori da fare di cuochi, sguatteri e camerieri.
Realtà squallide e tristi s’intrecciano nella cucina di un grande ristorante, ognuno con la speranza di andare via o di andare in pensione, di cambiare vita, ma tutti legati ad un unico destino.
La regia ha diverse idee molto interessanti come la riproduzione della slow motion, e la cura nei minimi dettagli nelle azioni che gli attori, allievi della scuola di recitazione del Teatro Stabile di Genova scandiscono ripetutamente. Riproducono alla perfezione i gesti mentre cucinano, impastano, mescolano, infornano, spruzzano gli ingredienti inesistenti e invisibili, come se fossero reali sulle tavole da lavoro.
Le sorti dello chef pasticcere, il turco napoletano, il rumeno, il francese, la giovane madre, l’anziano, lo sguattero, le cameriere s’intrecciano tra risse e dissapori.
Il cast de La cucina è composto da ventiquattro attori che entrano ed escono di scena con un turbinio di azioni proprie e precise. Curate nei minimi dettagli. Lo spettatore non sa dove guardare perché ognuno di loro è un piccolo mondo a sé, unico e prezioso pur nella sua intima tristezza e solitudine.
Lontanissima dall’idea favolesca che abbiamo visto in realtà del genere Master Chef.
La commedia di Wesker mostra come dice il regista Valerio Binasco un lato più realistico del dietro le quinte di un ristorante:
“La cucina è una commedia scritta per farvi vedere dei cuochi al lavoro e per mostravi quanto è duro e feroce il loro lavoro, eppure quanto è bello. Vedremo da vicino la violenza che nasce dalla convivenza forzata di persone straniere. Vedremo come l’Europa (ovvero il Mondo) del primo dopoguerra sia così simile al nostro tempo”.
Il londinese Arnold Wesker, scomparso nel 2016 all’età di 84 anni, è stato uno dei protagonisti del teatro inglese del secondo ‘900 ed uno degli autori più prolifici, tanto da riuscire a creare quarantaquattro testi per la scena in cinquant’anni di attività. Rappresentata per la prima volta nel 1957, quando il suo autore aveva solo venticinque anni, La cucina resta a tutt’oggi, la sua commedia più rappresentata.
“La Cucina” è in scena al TEATRO ELISEO fino a domenica 20 maggio 2018
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