Giovedì 10 ottobre nella sala 1 del cinema Farnese a Campo de’ fiori, è stato trasmesso il documentario sulla Psicomagia di Alejandro Jodorowsky
Il film documentario del regista cileno rimarrà in programmazione fino a 16 ottobre.
La Psicomagia è un metodo artistico di “guarigione” non scientifico ma basato sul concetto di liberazione dal male interiore, tramite l’azione dell’arte.
Regista, scrittore, fumettista e personaggio poliedrico, Jodorowsky sostiene che attraverso il contatto con il guaritore e l’azione, le persone possano liberarsi dalle sofferenze psichiche.
Mentre nel metodo psicoanalitico sono le parole a far emergere i contenuti inconsci, nel metodo psicomagico è l’azione che mette in scena il linguaggio inconscio.
Secondo l’artista, infatti, non è l’inconscio che deve adattarsi alle parole della ragione ma la ragione a dover adeguarsi e a riproporre le immagini inconsce.
Un altro aspetto fondamentale di questa corrente è l’importanza del contatto.
Se nel setting psicoanalitico il paziente non deve essere toccato dal terapeuta, nella psicomagia si esprimono forme di contatto fisico e i clienti possono ritrovarsi senza difese di fronte al “guaritore”.
Nel documentario da lui stesso diretto, Jodorowsky presenta dei casi in cui, con la psicomagia, le persone sofferenti acquisiscono una forza interiore e una maggior voglia di vivere.
I dolori “trattati” sono di varia natura: odio verso un familiare, senso di abbandono, pensiero suicidario a seguito di abusi, senso di colpa.
Tutti questi malesseri sono rappresentati in forma teatrale per permettere alla persona di rivivere il trauma e in seguito risolverlo sempre attraverso un’azione simbolica.
Una ragazza che ha dichiarato di non essersi mai sentita amata dalla madre ha, insieme ai collaboratori del regista, riproposto il momento della sua nascita.
Nuda e in posizione fetale, legata ad una donna con un finto cordone ombelicale, ripropone in maniera realistica il momento del parto. Una volta rinata, la ragazza e la donna cominciano ad abbracciarsi e a simulare l’allattamento.
Secondo Jodorowsky, inscenare il trauma permette di esorcizzare in maniera concreta le esperienze dolorose e ritrovare un significato di amore e/o di liberazione.
Indubbiamente affascinate ma a tratti scioccante, questo metodo richiama molto l’utilizzo della simulazione, della psicocorporeità e della suggestione.
È fondamentale ribadire che la tecnica usata da Jodorowsky come dichiara lui stesso, non presenta alcuna base scientifica e non può essere utilizzata come una vera e propria terapia.
Chi avrà curiosità di conoscere il personaggio di Jodorowsky potrebbe rimanerne perplesso e pensare che il metodo sia una truffa ai danni di persone fragili.
Si tratta di approccio provocatorio e di una forma rivoluzionaria di fare arte, concepita come strumento per canalizzare in maniera più accettabile il dolore umano.
L’obiettivo reale è di creare un effetto catartico che possa, anche temporaneamente, alleviare da una sofferenza predisponendo l’individuo ad una maggior vitalità.
A mio avviso questa metodologia deve rimanere nell’ambito dell’area artistica e, al massimo, essere utilizzata come strumento integrativo di supporto, come succede per lo psicodramma o l’arteterapia.
Ad ogni modo, la psicomagia non può non suscitare un certo fascino da un punto di vista estetico e simbolico.
“Ognuno deve coltivare dentro di sé una serie di qualità che possono sembrare in contraddizione, come per esempio: innocenza, autocontrollo, fede, audacia… Attivare la magia richiede molto coraggio, anche una certa purezza e un profondo lavoro su se stessi.“ (Alejandro Jodorowsky)