Il direttore d’orchestra Lorenzo Viotti porta l’Orchestra e il Coro dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia a un’esplorazione profonda e coinvolgente delle diverse sfaccettature della stagione della rinascita. In programma alla Sala Santa Cecilia dell’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone dal 6 all’8 febbraio 2025, il concerto si snoda attraverso tre compositori, ognuno dei quali, con il proprio stile unico, racconta la Primavera con intensità e visioni diverse: Schumann, Debussy e Zemlinsky
La corposa orchestra diretta da Lorenzo Viotti per il concerto dedicato alla Primavera si apre con la Sinfonia n. 1 chiamata da Schumann “Primavera”. Composta nel 1841, la sinfonia rivela un dialogo tra la luce e la freschezza dei temi musicali, che si alternano tra slanci gioiosi e momenti di calma contemplativa.
L’orchestrazione di Schumann, tanto voluta da sua moglie Clara, è ricca e vibrante, sembra davvero incarnare il sorgere di una nuova stagione, l’alba di un periodo fertile e rigoglioso. Viotti, giovane ma già affermato sulla scena internazionale, offre una lettura che bilancia la forza dirompente dell’opera con la delicatezza dei suoi passaggi più intimi.
Apre il programma della serata con L’Andante un poco maestoso. Allegro molto vivace che vede impegnato ogni singolo elemento dell’orchestra caratterizzato dalla vivacità in un crescendo di emozioni. Il direttore dialoga con gli strumenti per poi trovare una momentanea calma nel Larghetto in cui trionfa la melodia per poi riperdere corpo e nello Scherzo: Molto vivace in cui si riprendono i temi precedenti per concludersi con l’Allegro animato e grazioso, il più bello di tutti, in cui l’armonia delicata tra il direttore e note si unisce in una sorta di minuetto che ricorda una danza. Le movenze di Viotti sembra che recitino in ogni istante la partitura.
Tutta un’altra atmosfera, onirica, in Debussy con Printemps scritto nel 1887 durante il soggiorno romano del compositore a Villa Medici, che aggiunge un tocco di personale riflessione alla rappresentazione della Primavera.
La composizione ricorda l’Après-midi d’un faune composta successivamente nel 1891. Il coro è seduto alle spalle dell’orchestra, rivolto verso il direttore, muto e immobile, ma è sufficiente la loro presenza per farsi sentire. Durante i quindici minuti interpretati dal direttore e dall’Orchestra sembra che le note abbraccino il pubblico come un respiro di freschezza. Viotti ondeggia lasciandosi trasportare dalla melodia e dalla forza impetuosa che cresce durante tutta l’esecuzione.
La terza e ultima parte del concerto, Il funerale della Primavera di Alexander Zemlinsky, si presenta come una novità assoluta per il pubblico di Santa Cecilia. Questa composizione, che narra la morte simbolica della Primavera, stroncata dal calore dell’estate, conclude il programma con una riflessione melanconica e drammatica.
Il direttore sollecita il pubblico in un applauso il fragoroso all’ingresso del soprano Siobhan Stagg e del baritono Oleksandr Pushniak. La Stagg, elegante in un abito lungo bianco, ha interpretato il simbolo della fine della primavera con una delicatezza che ha affascinato e commosso. Il baritono Pushniak, con la sua potente e ricca voce, ha eseguito le sue parti con grande intensità, supportato dal coro che ha enfatizzato la sua performance, creando un momento davvero suggestivo. La commozione raggiunge il culmine nel finale trionfante che sembra rappresentare la rinnovata energia della primavera che, nonostante la sua morte simbolica nel brano di Zemlinsky, trova sempre una nuova forma di rinascita.
La sorpresa finale del bis, offerta dal direttore Lorenzo Viotti, con il Lieder Op. 62 “Waldesnacht” di Brahms stupisce il pubblico per l’intensità del coro e lascia il pubblico affascinato.
La Primavera aveva davvero preso vita sotto la direzione di Viotti, regalando una serata memorabile, che non solo celebra la stagione della rinascita, ma anche l’arte di un giovane direttore che sa cogliere le sfumature più intime e potenti della musica.