“Prayer Before Dawn” è l’ultima pellicola del regista francese Jean-Stéphane Sauvaire. Il film racconta la drammatica storia vera di Billy Moore, sopravvissuto alle dure leggi della prigione Thailandese e divenuto, poi, un campione di boxe thailandese
La regia della pellicola è affidata al regista Jean-Stéphane Sauvaire che riporta sul grande schermo una storia vera. “Prayer Before Dawn” è la storia di Billy Moore interpretato, sapientemente, da Joe Cole.
Billy è un giovane pugile britannico, eroinomane, fuggito dal suo paese nativo. L’allontanamento dalla sua casa di sempre e dagli affetti lo hanno portato a vivere una situazione estrema. Il pugile, proprio a causa della sua tossicodipendenza, viene rinchiuso in una delle prigioni più dure e violente della Thailandia. Ci rimarrà per tre anni. Violenze, torture e soprusi sono il pane quotidiano del carcere. Costretto a condividere pochi metri quadrati di cella con tanti altri detenuti, costretto a subire stupri di gruppo, maltrattamenti e violenze di ogni genere, Billy finisce in un tunnel senza uscita. Il giovane sembra quasi abituato a questa violenza, basti pensare alle botte tra detenuti anche per un solo bicchiere d’acqua o per un pasto. Il tunnel sembra non avere un’uscita. L’unica soluzione possibile per sfuggire a questa triste realtà, secondo Billy è il suicidio. Dopo aver tentato di uccidersi, il pugile, decide di buttarsi a capofitto nella palestra del carcere, praticando la boxe thai. Quando era un ragazzo libero, praticava questo sport per racimolare qualche soldo e comprarsi le dosi di cocaina.
In prigione, la boxe, non servirà più ad alimentare la sua dipendenza, ma sarà la disciplina che lo salverà dal baratro e lo allontanerà dalle droghe.
La boxe segnerà la fine di questa triste parentesi di vita. Sarà la forza per intraprendere un nuovo cammin0. Sarà la rinascita di Billy Moore.
Jean-Stéphane Sauvaire ha voluto una regia basata sui primi piani dell’attore protagonista. Vengono messi in risalto gli occhi, le espressioni, la telecamera è tutta su di lui. Lo spettatore è rapito, è immerso nella storia di questo giovane ragazzo, e il fatto che sia una storia vera, coinvolge ancora di più il pubblico. Il racconto è impegnativo, vivo, spietato e violento. Sembra quasi che Joe Cole subisse realmente, senza recitazione, tutte quelle torture.
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