La trama della pièce è nota, dal famosissimo film “Parenti serpenti” del 1992 di Mario Monicelli: una famiglia composta dai i quattro figli e i relativi coniugi, si ritrova per festeggiare il Natale a casa dei genitori
Luciano Melchionna che ci ha viziati per anni a un sapore intenso e sensuale con Dignità Autonome di Prostituzione e, che qui speravamo di ritrovare, pur in una pièce molto più classica, si è realizzata.
Negli spettacoli di Luciano c’è sempre movimento. La scenografia e i personaggi penetrano negli spettatori, si riconosce la sua firma, l’intensità è profonda, non si può che amare o non capire. La fisicità esce dal palco, gli attori hanno sempre un contatto con il pubblico fisico e mentale. Lui è nel pubblico non gli basta presentare una pièce, vuole la loro anima coinvolta per due ore totalmente nello spettacolo.
Il secondo tempo è il più crudo ma il più appassionato, crudele e cinico lascia tuttavia trarre un sospiro di sollievo, ci troviamo nel finale stranamente alleggeriti.
Il primo atto è studiato benissimo nel dare la sensazione di pesantezza della famiglia. Nel secondo lo svelare di relazioni e vite nascoste da un senso di libertà. Non di scandalo, lo scandalo con Luciano non esiste, tutto è permesso tutto è vita e tutto fa parte di essa. Si esce felici e, appunto, liberati.
“Parenti serpenti” di Carmine Amoroso al Teatro Eliseo fino al 18 marzo 2018 con Giorgia Trasselli e con (in ordine alfabetico), Raffaele Ausiello, Marika De Chiara, Andrea de Goyzueta, Carla Ferraro, Serena Pisa, Fabrizio Vona.
Photo: Nicolò Beardo
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