Il secondo appuntamento dedicato al centenario di Bernstein si conclude con il fine settimana del 24 febbraio con un ospite eccezionale
Meravigliosa e sublime la prima parte di Brahms con il Concerto per violino e orchestra in re maggiore op.77. Ospite dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia la violinista sud coreana Kyung Wha Chung che ritorna a suonare con l’Orchestra dopo diciassette anni.
La violinista nella sua semplicità dona una grazia particolare al brano unita ad una forza unica. Semplice e minuta Chung sembra dominare tutta l’orchestra che incantata la segue mentre il Maestro Pappano si protende verso di lei dirigendola egregiamente.
Si percepisce la passione ma anche un dolore profondo e nascosto, suona con l’anima e la grazia che non si può fare a meno di notare. Vestita in maniera semplice, non ha bisogno di grandi fronzoli, la grandezza è in lei, l’unico vezzo un paio di scarpette color oro, brillanti.
Kyung Wha Chung ha ripreso l’attività concertistica nel 2010 dopo una pausa forzata dovuta a un incidente a un dito che l’ha portata ad insegnare per cinque anni alla Juilliard. Dalla ripresa la sua presenza nei festival e nei cartelloni più importanti è costante, avvalorata anche da prestigiose incisioni discografiche.
Alla fine del concerto ringrazia ogni membro dell’orchestra dandogli la mano e dona il bouquet di fiori da lei ricevuto al primo violinista Carlo Maria Parazzoli.
La seconda parte del concerto è dedicata a Bernstein con la sinfonia “Kaddish”.
La Sinfonia n. 3 “Kaddish” è interpretata dall’ Orchestra, dal Coro di Santa Cecilia e dal Coro di voci bianche, istruiti da Ciro Visco. Protagoniste due interpreti eccezionali, Josephine Barstow che nel ruolo della voce recitante porta il pubblico nel vivo della narrazione accompagnandolo in questo testo originale in aramaico e inglese. La seconda protagonista, il soprano Nadine Sierra, bellissima e con una voce incantevole si presenta in un lungo abito arancio. I due cori accentuano l’intenzione di Bernstein, di drammaticità, nell’invocare Dio. Josephine grida a Dio perché è così duro, è il requiem ebreo scritto dopo l’assassinio di John Fitzgerald Kennedy. Il risultato è molto commovente e turba l’animo con la sua potenza.