Papa Francesco è morto, alle 7:35 del 21 aprile, Lunedì dell’Angelo. Il mondo saluta il Pontefice venuto dalla fine del mondo che ha cambiato la Chiesa con semplicità, coraggio e umanità
Nel giorno del Lunedì dell’Angelo, mentre la liturgia ricorda Maria Maddalena e le altre donne davanti al sepolcro vuoto, si spegne Papa Francesco. Dal G7 alla riforma della Curia, dalla cura degli ultimi al ruolo delle donne, il suo pontificato ha segnato un’epoca. Il testamento spirituale nel libro Life.
È morto nel silenzio del mattino del Lunedì dell’Angelo, Papa Francesco. Un giorno simbolico, il giorno in cui – secondo i Vangeli – furono le donne a scoprire che il sepolcro era vuoto, diventando le prime testimoni della Risurrezione. E forse non è un caso che il Papa che più di ogni altro ha ridato voce alle donne nella Chiesa abbia chiuso gli occhi proprio oggi.
Il mondo perde Jorge Mario Bergoglio, il primo Papa gesuita, il primo sudamericano, il primo a scegliere il nome Francesco. Un pastore, un uomo semplice, un riformatore. E soprattutto un uomo che ha cercato di rimettere al centro l’umano nella Chiesa e nel mondo.
Quando nel 2015 Papa Francesco pubblicò l’enciclica Laudato si’, il mondo intero si accorse che la difesa dell’ambiente non era più solo una questione politica, scientifica o economica, ma profondamente spirituale in cui dichiara che tutto è connesso. La cura della casa comune è la cura dei più poveri.
Non era retorica, ma profezia. Con parole semplici, dense di umanità, il Pontefice legava il grido della Terra al grido dei poveri, denunciando senza mezzi termini un modello economico che saccheggia, esclude e devasta.
Nel 2019, con il Sinodo per l’Amazzonia, Francesco portò al centro del dibattito mondiale una delle aree più ricche e martoriate del pianeta. Foreste abbattute, popoli indigeni espropriati, fiumi inquinati, culture minacciate.
Il Papa parlò dell’Amazzonia come “specchio del mondo”: ciò che accade lì non è lontano, ma riguarda ognuno di noi. La distruzione dell’Amazzonia è la distruzione di un equilibrio fragile tra l’uomo e la natura, dichiarando come i popoli nativi ci insegnano a vivere con sobrietà, gratitudine e rispetto. Hanno imparato che non si possiede la terra, si abita con essa.
La sua ultima grande apparizione pubblica, nel 2024, lo ha visto protagonista al G7 di Borgo Egnazia, in Puglia. Prima volta nella storia che un Papa partecipava a un vertice delle potenze mondiali.
Dalla scelta della residenza semplice a Casa Santa Marta all’attenzione costante per migranti, senzatetto, anziani, carcerati. Il suo sogno era chiaro: una Chiesa che non stia al centro, ma che esca verso le periferie. Una Chiesa meno paludata e più evangelica.
Ha promosso sinodi, ha riformato la Curia, ha osato parlare di misericordia là dove altri parlavano di legge. Ha ascoltato più che giudicato. Aperto dibattiti difficili sulla morale, la famiglia, l’ambiente, senza mai dimenticare che “il nome di Dio è Misericordia”.
Francesco non ha ordinato donne sacerdoti, ma ha aperto porte che sembravano chiuse da secoli. Ha nominato donne ai vertici dei dicasteri, ha voluto studiare il diaconato femminile.
Nel giorno della sua morte, il calendario liturgico ricorda Maria di Màgdala, Giovanna e Maria di Giacomo – a che, all’alba, scoprirono che il sepolcro era vuoto. Francesco ha sempre sottolineato quel gesto: “sono loro le prime a ricevere e a portare la Buona Notizia”. Un legame profondo, ora ancora più forte.
Nel libro Life, pubblicato pochi mesi fa, Francesco raccontava una malattia giovanile che gli cambiò la vita. A soli 21 anni gli fu asportata parte del polmone. “Avevo paura. Ma lì ho imparato che la vita è un dono e non una proprietà”, scrive.
Negli ultimi mesi, afflitto da una grave malattia respiratoria, ha continuato a lavorare. Il suo corpo si spegneva, ma la sua voce restava limpida.
Papa Francesco non ha cambiato solo le regole. Ha cambiato il modo di guardare. E ora che si è spento nel giorno della speranza, nel giorno delle donne e della Risurrezione, resta viva la sua promessa più grande:
“Vorrei che tornassimo a sperare che la pace è possibile!”
— Papa Francesco, Benedizione Urbi et Orbi, 20 aprile 2025
Le parole di Papa Francesco per un futuro migliore nel libro “Ritorniamo a sognare”