Paola Turci apre un mese ricco di abbonamenti all’HUB culturale dell’ Officina Pasolini Regione Lazio con un incontro ravvicinato in musica. A condurre la serata la giornalista Chiara Di Giambattista
L’artista durante la serata del 5 novembre scorso si racconta liberamente all’interno dello spazio culturale, in un ambiente familiare e intimo. Sembra di essere nel salotto di casa con un’unica differenza: un palco rialzato, ma non troppo alto, a delineare uno spazio che viene subito dimenticato grazie alla personalità accogliente di Paola.
“Un’artista nasce tale poi affronta le avversità o il successo. In entrambi i casi ci sono le difficoltà, essere artisti è un dono che senti dentro. Il -vorrei farlo- è poco per chi vuole fare questo mestiere, non è abbastanza. L’impeto dev’essere talmente forte che non può essere un condizionale. Da piccola volevo solo cantare, infatti lo facevo sempre, volevo vivere insieme alla musica, per sempre. Non m’importava se sarei stata povera, se dovevo rinunciare a tutto, stare da sola, se mio padre mi avrebbe cacciato da casa. La musica è come quando ti innamori” Paola inizia così la serata, donandosi al suo pubblico.
Chiara Di Giambattista prosegue nella sua intervista-chiacchierata e ci fa percorrere tutte le tappe della vita della cantautrice che, fin dall’età di tre anni ha iniziato a cantare.
Esattamente da quando ha sentito la madre intonare per la prima volta i brani di Ornella Vanoni e Mina, rimanendo incantata a guardarla mentre emetteva quel suono che l’ha rapita fin da subito.
A tredici anni dopo che vide l’esibizione della diciassettenne Anna Oxa in televisione decise di essere se stessa e così fece fino a quando a ventun anni salì sul palco di Sanremo. Era il 1986 e Paola aveva quell’incoscienza dovuta alla giovinezza. Aveva lavorato solo otto mesi in un piano bar a Roma e si ritrovò a Sanremo “per caso” dopo aver fatto le selezioni.
Da quel momento diventerà Paola Turci la cantante che solcherà il palco di Sanremo per otto anni affermandosi sempre di più come artista.
All’interno dell’Officina Pasolini si studiano tante cose e tra di esse l’altra passione di Paola Turci, la recitazione, che grazie agli insegnamenti di Beatrice Bracco sarà il suo faro nel momento dell’incidente.
Artista poliedrica, Paola quando si avvicina alla recitazione studia e fa provini (anche con Ettore Scola) e a differenza della musica che le viene spontaneamente, il teatro è fatica e lavoro.
La serataall’Officina Pasolini continua tra aneddoti e racconti alternati alle bellissime canzoni dell’artista.
Tutti speravano che continuasse di più, anche se è stata lunga ed intensa, affamati di musica e di poesia.
“Sono una che ama cantare, a me piace cantare, mi fa sentire bella, forte, alta e bionda” dichiara con ironia Paola salutandoci con il suo brano “Dio come ti amo”.
L’Officina Pasolini è definito da Tosca “Un luogo magico”, è un laboratorio gratuito ottenuto grazie al Fondo Sociale Europeo cinque anni fa. Un luogo dove si può studiare il “mestiere della canzone”, “del multimediale” o “del teatro” dove s’impara i ferri del mestiere e gli insegnanti sono artisti. Definito scherzando il “Centro di prima accoglienza di giovani artisti” ha ospitato anche cantanti di grande fama come Motta, Carmen Consoli, Tommaso Paradiso, Daniele Silvestri e molti attori che insegnano, provano e si esibiscono con gli allievi.
“Sanremo Giovani World Tour” sul palco dell’Officina delle Arti Pasolini.