Organizzata in collaborazione con la Robert Mapplethorpe Foundation, la mostra raccoglie quarantacinque opere dell’artista e si concentra su alcuni temi che lo contraddistinguono: lo studio delle nature morte, dei paesaggi, della statuaria classica e della composizione rinascimentale
Un artista molto controverso, le cui opere sono esposte all’interno della Galleria Corsini, l’unica quadreria settecentesca che è rimasta esattamente com’era stata pensata e progettata.
La famiglia Corsini originaria della Toscana, era famosa per essere dei grandi mecenati, per questo nel 1736 Neri Maria Corsini, nipote di Papa Clemente XII comprò Palazzo Corsini che in realtà si chiamava Villa Riario (i Riario erano i nipoti di Sisto IV della Rovere, il palazzo fu costruito nel 1400) per esporre le opere da lui acquistate.
Nel palazzo, si ricorda, visse anche dal 1658 al 1689 la regina Cristina di Svezia. Oggi se ne può ancora ammirare la camera da letto che è rimasta intatta.
I Corsini iniziarono a riempire la galleria con le opere che ancora oggi vediamo. La quadreria settecentesca è determinata dal gusto personale del collezionista e non ha un fine didattico ma vuole soltanto mostrare ciò che possiede.
Mapplethorpe è inserito con le sue opere all’interno della quadreria. Chiamato addirittura l’ultimo dei neoclassici da Germano Celant uno storico dell’arte italiano per le sue composizioni è in netto contrasto con le altre opere.
Equilibrio, simmetria e armonia sono le caratteristiche che Mapplethorpe sviluppava all’interno delle sue fotografie.
Nato a New York nel 1948 da una famiglia di origini irlandesi, è di formazione cattolica e questa cosa lo ha segnato molto, infatti nelle sue opere si trovano scene assonanti a flagelli e martiri così come l’allestimento di uno spazio sacro. Le sue fotografie sono quasi tutte realizzate in studio, lui ha un controllo maniacale della luce. Per Mapplethorpe la luce ha un significato simbolico e religioso, attraverso la luce scolpisce le forme. Lui scatta e lascia agli altri stampare, non è interessato al supporto, mentre al contrario era molto amante delle cornici soprattutto dal colore bordeaux.
La mostra è realizzata dalla curatrice Flaminia Gennari Santori che ha passato in rassegna migliaia di fotografie ed ha scelto quelle riportate inserendole perfettamente nella quadreria.
Il corpo diventa statua e la statua che diventa corpo lui dichiara ” per me fotografare un fiore o un pene per me è la stessa cosa”.
Ha lavorato molto, dal ’73 alla fine degli anni settanta, negli ambienti underground sadomaso e omosessuale. Il suo obiettivo non è stato provocare e non era neanche un paladino dei diritti omosessuali. In realtà voleva soltanto diventare un artista quotato e ci è riuscito.
Dal ’69 al ’71 ebbe una relazione con Patti Smith, i due vissero nel Chelsea Hotel.
L’albergo era una specie di comune dove abitavano tantissimi artisti tra cui Bob Dylan, Pollock e Leonard Cohen. Le stanze venivano pagate a settimana e l coppia stava nella stanza più piccola la 1017 a 50 dollari a settimana. Quando si lasciarono, ma rimasero sempre amici, lei scrisse il libro Just Kids dove racconta del loro rapporto. Robert in quel periodo conobbe Sam Wagstaff famosissimo curatore, molto ricco e storico dell’arte oltre a collezionista di fotografie. Il loro sodalizio durerà tutta la vita fino alla loro morte per AIDS.
La mostra è un evento unico poiché, come afferma la curatrice: “le foto sono state in varie occasioni accostate alle opere di artisti del passato – Michelangelo, Hendrick Goltzius, Auguste Rodin – attraverso dialoghi sorprendenti e rivelatori, ma questa è la prima volta che vengono esposte nel contesto di una quadreria settecentesca”.
ROBERT MAPPLETHORPE. L’OBIETTIVO SENSIBILE
15 marzo – 30 giugno 2019
Sono previste visite guidate gratuite (previo acquisto del biglietto di ingresso al museo) ogni giovedì alle ore 17.00 a cura degli storici dell’arte del museo e laboratori didattici per bambini dai 5 ai 12 anni, ogni sabato alle ore 17.00 (dal 23 marzo al 22 giugno) a cura di Zebrart e Senza titolo.