Il Prélude à l’après-midi d’un faune, L87 di Claude Debussy è l’apertura del concerto nella Sala Sinopoli all’Auditorium Parco della Musica il 22 febbraio (repliche il 23 e 24) seguito dal Concerto in Re minore per violino e orchestra op.47 di Jean Sibelius. La seconda parte è dedicata al compositore russo Sergej Prokof’ev con la Sinfonia n.5 in Si bemolle maggiore op.100. Dirige l’orchestra Paavo Järvi mentre al violino sul palco nella prima parte del concerto si esibisce Augustin Hadelich
Delicato, con i cimbali antichi che trillano sul finale, il Preludio di Debussy creato dal compositore appena trentenne è una poesia eterea nata sicuramente dalla contaminazione dell’artista con l’atmosfera culturale ottocentesca da cui trae ispirazione. Suddiviso in tre episodi, il Preludio, vede la sua centralità nel suono del flauto che caratterizza la composizione ispirandosi al poemetto di Mallarmé e che fu rappresentata nel 1912 in forma di balletto con poca soddisfazione del compositore.
Il protagonista dell’opera scelta per il primo tempo del concerto eseguita dall’Accademia Nazionale di Santa Cecilia diretta da Paavo Järvi è il violino che comincia con un assolo struggente grazie al tocco di Augustin Hadelich nell’interpretare il Concerto in Re minore per violino e orchestra op.48 di Jean Sibelius.
L’Allegro moderato si conclude con uno sguardo di soddisfazione di tre quarti del direttore verso il primo violino ed il pubblico. Nell’Adagio di molto il violino è ancora più malinconico per poi iniziare irruente nell’ Allegro ma non tanto alternandosi con l’orchestra a tratti anch’essa impetuosa.
L’intensità di Hadelich è dominante in ogni istante del concerto partecipe di ogni sfumatura anche quando è l’orchestra la protagonista.
Richiestissimo il bis con cui il violinista ha omaggiato il pubblico che instancabile ne ha chiesto un altro e, al termine di “Por una Cabeza” di Carlos Gardel, ne avrebbe voluto ancora un altro. Hadelich saluta con garbo visibilmente emozionato dell’eclatante manifestazione di apprezzamento anche dell’orchestra che batte coi piedi e le bacchette acclamando il ritorno sul palco da Augustin che sorridendo si congeda dal pubblico.
Nella seconda parte del concerto il direttore Järvi esegue la Sinfonia n.5 in Si bemolle maggiore op.100 di Sergej Prokof’ev.
Considerata una sinfonia di guerra ne assume un carattere tuonante nell’Andante scherzoso tipico del compositore e nell’Allegro marcato coi legni che battono impertinenti. Impetuoso nella fine questo questo movimento in contrasto con l’inizio dell’ Adagio dai toni funebri e marcati. Conclude la composizione l’Allegro giocoso unico richiamo alla sinfonia classica e al rondò.
Järvi ondeggia con la mano sinistra e incalza con la bacchetta nella destra. Mentre l’orchestra lo osserva attenta nella delicatezza dei suoi movimenti decisi. La grazia del suo modo di dirigere è unica.
Composta nel 1944 la Sinfonia bisogna collocarla nel contesto storico appropriato in cui la repressione staliniana era al culmine e Prokof’ev dopo essere migrato in America fece ritorno in Russia in uno dei momenti in cui vi era la massima attenzione ad ogni espressione artistica.
Dopo due ore di concerto fragorosi applausi concludono la serata che ha presentato al pubblico le opere di tre compositori con in comune il timbro deciso come filo conduttore della serata.
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