Il debutto del regista catalano Allex Aguilera il 1° giugno con “Otello” in contemporanea al Teatro Costanzi e su Radio3 Rai. Le repliche in scena fino al 12 giugno con l’allestimento proveniente dall’Opéra di Monte Carlo e dall’Opera Nazionale di Tiblisi, sul podio il Direttore Daniel Oren
Una scenografia imponente segno inconfondibile di Bruno de Lavènere abile nel creare piani diversi sullo stesso palco. Giochi di scale, balaustre e secondi piani arricchiscono la scena, spazi su cui gli attori possono muoversi, recitare ed esprimere le capacità artistiche e su cui le luci posso creare ombre caratterizzanti l’intensità drammaturgica.
Per “Otello” archi sullo sfondo, rappresentano la città di Venezia, nubi, luci e foschia ne creano l’atmosfera, una tempesta apre la scena, l’acqua come primo elemento drammaturgico. Una scala a chiocciola porta ad un secondo palco, una balaustra che domina la scena, su di essa farà la sua entrata la giovane innamorata Desdemona vestita di bianco, simbolo di candore e purezza.
La voce di Vittoria Yeo accompagna i lineamenti orientali che la rendono ancora più innocente, raccoglie applausi incontenibili dopo il suo “Ave Maria” prima di essere assassinata da Otello. Consapevole del suo destino confida ad Emilia le sue paure incapace di sottrarsi alle mani del suo sposo. Simbolo di amore, passione e vendetta, in una società che non avea ragion d’essere né allora né oggi. Come dichiara Allex Aguilera “un femminicidio tristemente di attualità”.
Otello interpretato dall’eccezionale tenore Gregory Kunde, perfetto con la sua esperienza nel ruolo del Moro, è vittima della sua gelosia accecante e nonostante la prova del fazzoletto imbastita da Jago (Igor Golovatenko) sia una debole prova, casca nel tranello shakespeariano credendo ad un tradimento della sua sposa con Cassio.
Un braciere al centro della scena preannuncia al I atto la passione che brucerà i due sposi fino ad affievolirsi nella morte di entrambi, protagonista insieme all’acqua con cui verrà spento nell’epilogo della tragedia, accompagnato dal Coro del Teatro dell’Opera di Roma e con la partecipazione della Scuola di Canto Corale diretti da Ciro Visco che salutano il pubblico alla fine del II atto.
Desdemona nel III atto è vestita di un rosso porpora cupo come se dovesse dichiarare la sua colpevolezza di peccatrice mentre in contrasto con l’abito mormora “Eppur con questa mano io v’ho donato il core”. Per un istante Otello sembra rinsavito, abbandona i dubbi, crede nell’amore, nel suo amore e in quello di Desdemona, forte e intenso, fino all’insinuarsi nuovamente della serpe Jago. Nella scena finale Desdemona è di nuovo candida in abito bianco, desiderio di abito nunziale, del momento più felice tra lei e il Moro.
Il Direttore Daniel Oren e la sua esperienza operistica contribuiscono con l’intensità dell’Orchestra a sostiene la drammaticità dell’opera dando corposità ad ogni interpretazione dei protagonisti fino al concludersi tragico della composizione di Verdi lasciando il pubblico sognante un finale diverso che non arriverà.