Perdere a Napoli ci può stare, il Napoli è primo in classifica, gioca a memoria, a volte in maniera spettacolare, a volte un po’ meno, ma ultimamente ha imparato a gestire anche partite complicate e vincerle anche con uno striminzito 1-0
Non ci può stare però nella maniera in cui ha perso la Lazio, che dopo aver dominato in lungo e in largo il primo tempo, vincendo tutti i contrasti fisici e arrivando sempre prima sulle seconde palle, nel secondo non è scesa proprio in campo, arrendendosi in maniera indecorosa e portando a casa una sconfitta pesante. Pesantissima, perché terza di fila, pesantissima perché alla fine di una settimana di polemiche per la vicenda Anderson, e pesantissima per il morale dei suoi tifosi, ancora una volta traditi da una squadra dalle potenzialità grandi, ma che sembra smarrirsi ogniqualvolta deve fare il salto di qualità verso una maturazione definitiva.
Il Napoli non ha rubato niente.
Approfittando, da grande squadra, dei momenti di dabbenaggine della squadra biancoceleste. Tutto questo però dopo essersi scrollata di dosso la paura provata nel primo tempo, quando era palesemente sottomessa alla verve e alla grinta laziale, che ha disputato un primo tempo bellissimo, dopo essere passata quasi subito in vantaggio, e la prova di ciò è stato lo stato d’animo di mister Sarri, arrabbiatosi coi suoi e con tutti, al punto da farsi espellere.
Ma, se prendiamo come metafora la scuola, il Napoli si sta laureando, mentre la Lazio si trova al liceo. Tanti giocatori giovani come anche il suo allenatore, tutti insieme devono acquisire esperienza e nel frattempo spesso va bene e spesso si prendono legnate.
La cronaca della partita.
Lazio subito in vantaggio al 3’ con De Vrji, che devia quel tanto che basta in porta un cross di Immobile. Poi la partita si apre e diventa spettacolare. Il Napoli che prova ad attaccare, ma è la Lazio ad essere più compatta, arcigna e veemente su ogni pallone. Per tutto il primo tempo si assiste ad un duello fisico tra i vari componenti, condotto rudemente ma lealmente, non secondo Sarri, il quale protesta continuamente con il quarto uomo per decisione arbitrali a suo dire inesatte, e non calma nemmeno con il pareggio del Napoli al 44’, complice la prima disattenzione laziale. Lancio di Jorginho che imbecca Callejon solo in area. Solo? Già, perché nessuno lo ha seguito, e gol. 1-1. Nonostante questo Sarri un minuto dopo viene allontanato dal campo per le violente proteste seguite ad un fallo sul suo giocatore Callejon, benchè l’arbitro avesse ammonito l’autore.
Si va al riposo, durante il quale bisognerebbe sapere cosa succede ogni tanto nello spogliatoio laziale.
Non credendo che ci siano allegre signorine ad accogliere i giocatori, e neanche bottiglie di champagne pronte per festeggiare i bei primi tempi, qualcuno, per esempio Inzaghi, dovrebbe spiegare all’ambiente laziale perché la squadra è ritornata in campo molle, disorientata e arrendevole.
Lo si nota subito con Mertens al 2’ di testa e con Insigne che sfiora il gol al 5’. E al 9’ il patatrac. Palla sulla destra a Callejon, Wallace invece di fare il suo mestiere, cioè correre a coprire la traiettoria, alza il braccio per segnalare un inesistente fuorigioco, perdendo tempo prezioso ed arrivando sul pallone in ritardo, sbagliando l’intervento e facendo autogol. 2-1. Passano due minuti e arriva la terza rete del Napoli con Mario Riu, il cui tiro viene deviato da Zielinsky ingannando Strakosha. Inzaghi sostituisce Lulić e Luis Alberto con Lukaku e Caicedo, e poco dopo Leiva con Nani.
I cambi non producono l’effetto sperato, perché ormai la squadra è spenta e sicuramente demotivata.
Un altro tentativo del Napoli con Zielinsky da fuori area viene parato da Strakosha. Preludio al quarto gol che arriva dopo un azione spettacolare di prima, conclusa da un tocco di Mertens che supera Strakosha dopo l’assist ancora di Zielinsky. 4-1. Ci prova pure Insigne ma Strakosha evita alla Lazio una sconfitta disonorevole. Finisce 4-1.