L’obesità sta assumendo sempre più le caratteristiche di una epidemia dilagante e negli ultimi anni si sta assistendo ad un incremento di studi e pubblicazioni in merito al ruolo del microbiota intestinale nella sua patogenesi.
Con il termine di microbiota intestinale si intende la popolazione batterica formata da numerosissime specie e da un’innumerevole quantità di ceppi che vive a stretto contatto con la mucosa intestinale.
Si considera che l’intestino umano sia colonizzato da 1014 di microbi, una quantità circa 10 volte più numerosa delle cellule che costituiscono il corpo umano.
La maggior parte di questi microrganismi sono degli anaerobi stretti, capaci di vivere esclusivamente in assenza di ossigeno, più abbondanti degli anaerobi facoltativi e degli aerobi. Bacteroidetes e Firmicutes sono i phylum batterici dominanti, presenti in proporzioni decisamente minori di Proteobacteria, Verrucomicrobia, Actinobacteria, Fusobacteria, e Cianobacteria.
La loro distribuzione lungo l’apparato digerente è piuttosto disomogenea.
Ogni individuo possiede un proprio microbiota, che è regolata da diversi fattori quali:
- La dieta. La colonizzazione intestinale da parte di batteri commensali avviene subito dopo la nascita e comprende circa 1000 specie differenti. La composizione del microbiota nel lattante è molto diversa da quella dell’adulto. Intorno all’età di un anno, di solito con lo svezzamento e l’introduzione nella dieta dei cibi solidi, il microbiota assume un assetto tipico di quello presente nell’adulto. Una dieta ricca in grassi e proteine animali, porta ad un microbiota intestinale dominato dall’enterotipo Bacteroides;
una dieta ricca in carboidrati, vede la prevalenza dell’enterotipo Prevotella. - Il pH, sali biliari ed enzimi digestivi. Nello stomaco, dove il pH è estremamente acido a causa degli acidi presenti, è un ambiente ostile per i batteri, che sono presenti in numero ridotto e per lo più appartenenti al genere Lactobacillus. Anche nell’intestino tenue il numero ridotto di microorganismi presente è dovuto all’ambiente reso inospitale dalla presenza di bile e succo pancreatico, entrambi in grado di causare danni ai microrganismi presenti. Nel colon invece il microbiota trova il suo ambiente favorevole con valori pari a 1012-1014 cellule batteriche/grammo di tessuto. Circa il 40% delle feci è costituito da batteri.
- L’assunzione di antibiotici o altri farmaci alterano la normale composizione della flora
- Lo stato di salute generale
- L’assetto genico
- Le modalità di nascita
Perché il microbiota sta assumendo un ruolo di rilievo?
Si è visto che questi batteri giocano un ruolo fondamentale nella salute umana attraverso:
- attività metaboliche e nell’utilizzazione dei nutrienti assunti con gli alimenti,
- lo sviluppo ed il funzionamento del sistema immune,
- la sintesi della vitamina K,
- promuovono l’angiogenesi (formazione di nuovi vasi sanguigni) e la funzione del sistema nervoso enterico.
Potenziale ruolo del microbiota nello sviluppo di patologie
I microrganismi vivono nel nostro intestino in uno stato di commensale, se l’ecosistema, però, va incontro a cambiamenti anomali possono trasformarsi in batteri potenzialmente dannosi.
Tale condizione viene definita disbiosi e si è visto in modelli sia animali che umani che potrebbe essere causa di svariate malattie.
Alterazioni della microflora intestinale sono spesso associate a sintomi quali, dolore addominale, flatulenza, diarrea. Inoltre attualmente si ritiene che un ruolo importante del microbiota sia associato a svariate patologie quali le malattie infiammatorie croniche intestinali (IDB), il cancro, l’autismo, nonché diabete ed obesità, malattie cardiovascolari e patologie epatiche.
Microbiota e patologie cardio-metaboliche
La variazione della composizione microbica intestinale sembrerebbe inoltre influenzare spesa energetica, sazietà ed assunzione di cibo, condizionando conseguentemente le modifiche del peso corporeo. Evidenze scientifiche suggeriscono, infatti, un ruolo chiave del microbiota intestinale nell’ambito dell’omeostasi energetica, promuovendo l’estrazione calorica dagli alimenti ingeriti ed il loro successivo immagazzinamento nei tessuti adiposi.
È stato dunque ipotizzato che il microbiota intestinale di ciascun individuo presenti un’efficienza metabolica specifica e che sue determinate caratteristiche di composizione possano predisporre o meno all’insorgenza dell’obesità, probabilmente influenzando la quantità di energia ricavata dalla dieta . Nei pazienti obesi è stata descritta, infatti, una flora microbica intestinale differente rispetto ai controlli normopeso. Identificando una concentrazione maggiore di Staphylococcus aureus e batteri Gram-negativi, a discapito soprattutto dei ceppi di Bifidobacterium spp.
Il microbiota, inoltre, gioca un ruolo importante nell’obesità indotta dalla dieta, ciò è stato provato dal studi in cui topi germ-free (ovvero privati della flora batterica intestinale) rimanevano comunque magri pur essendo sottoposti a diete ad alto contenuto di grassi.
Si suppone che il meccanismo sia da trovare nell’asse microbiota-cervello-intestino e nei loro metaboliti. In aggiunta uno studio epidemiologico ha dimostrato che il consumo regolare di yogurt nella dieta riduce l’aumento di peso correlato all’età. Ciò potrebbe essere dovuto ai meccanismi correlati ai probiotici. Il consumo di probiotici nella dieta altera la composizione batterica intestinale con probabili effetti non solo sull’intestino ma anche su tessuti a distanza. Per di più uno studio in cui veniva trapiantato il microbiota fecale di topi obesi in topi normopeso, nel gruppo di topi riceventi si assisteva ad un incremento ponderale con un aumento del tessuto adiposo.
La domanda se le alterazioni del microbiota sono la causa o la conseguenza di alcune patologie rimane attualmente ancora senza una precisa risposta.
In conclusione la convinzione che l’obesità, il diabete e le patologie cardiovascolari correlate dipendano semplicemente da mancanza di volontà e da errori alimentari non è più difendibile.