La mostra a cura di Fabio Cafagna è un’antologica lungo i trentadue anni di carriera di Maurizio Pierfranceschi, con circa 50 opere esposte
Il primo quadro che incontriamo entrando sulla destra è “L’uomo e l’albero” che dà il titolo alla mostra. Ambientato nelle Marche, un luogo a cui l’artista è molto legato, fu esposto la prima volta alla Galleria Ferro di Cavallo di Roma. Fin dalle prime opere si ritrova il connubio tra natura uomo e architettura, natura e cultura, che sarà sempre dominante nel suo percorso.
Maurizio fin da subito comincia ad avvicinarsi alla stesura stratificata del colore, tirato come se fosse un acquerello. Nella sala centrale troviamo il Polittico e di fronte una scultura: un autoritratto con passero. Il volto ha un occhio chiuso e uno aperto e il passerotto gli parla all’orecchio. La disposizione è curata in maniera che la testa guardi verso il Ninfeo (1600) mentre alle sue spalle si trovano le tele. L’autoritratto ha un occhio aperto il cui significato è l’apertura verso il mondo esterno e uno chiuso per vedere la parte interiore.
La luminosità della sala con luce naturale crea una simbiosi perfetta. Sul fondo, un’opera composta da otto pannelli, dopo trentadue anni è la riproduzione moderna de “L’uomo e l’albero”. Realizzata su un legno marino scalpellato piano piano, “a levare”, partendo prima da un colore uniforme di indaco e verde. Il famoso “stiacciato” tecnica antica che si puo’ ritrovare nel Tempio Malatestiano di Rimini tanto caro a Maurizio, dove si possono ammirare i putti ( di Agostino di Duccio) sul marmo con questa abilità scultorea.
La stessa tecnica utilizzata “a levare” Maurizio la applica anche sui i cartoni.
Nelle due sale interne vi si trovano esposte. Prima ha lavorato sui cartoni gialli, poi quelli grigi, un materiale ancora più povero, per passare con le “Metope” sui cartoni bianchi. Sono 10 pezzi, mai esposti tutti insieme perché non hanno una linea narrativa comune, sono tutti indipendenti l’uno dall’altro. Rappresentano processioni pastorali, figure di uomini che dialogano in maniera pacifica con la natura e molti animali. Tutte le sue opere sono “vissute”, i dettagli sono importanti, come le cose che vengono tolte o aggiunte in corso di creazione e che restano sempre impresse nel quadro,
“come un racconto nel racconto, i miei lavori sono sempre fluidi, passano da uno stato all’altro sia di significato che di forme, rimangono aperti” dichiara l’artista.
Le piccole sculture, esposte nella terza sala, sono realizzate con materiali di recupero (legno di Quercia, Quercus) e rappresentano piccoli microcosmi, vivi e autonomi, ricchi di storia.
La mostra di Maurizio Pierfranceschi si potrà visitare dal 18 ottobre 2017 al 14 gennaio 2018 a Roma, Museo Carlo Biliotti, Aranciera di Villa Borghese.
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