Sabato 3 agosto ci è concluso il ciclo di conferenze dedicate all’ambiente nella rassegna “NOTTI di (FANTA)SCIENZA” al CineVillage Talenti organizzate da ScienzaInsieme, enti di ricerca ed università. Il tema della serata “Un mare da salvare”: dalle plastiche alle potenziali risorse energetiche fino agli habitat del mar Mediterraneo
Ospiti della serata Gianmaria Sannino, ricercatore presso l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico (Enea); Marina Penna e Barbara Laporta, ricercatori dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra), moderatore Marco Gisotti, giornalista e divulgatore.
Il talk è iniziato con un’introduzione sul mar Mediterraneo, un mare molto sensibile ai cambiamenti a causa della sua posizione geografica. Definito anche un “bacino evaporativo” perché ogni anno perde grandissime quantità di acqua che vengono “reintrodotte” dal vicino oceano Atlantico che lo alimenta con le sue acque dallo stretto di Gibilterra.
Barbara Laporta e Marina Penna hanno spiegato l’importanza delle praterie di Posidonia Oceanica che sono una delle più ricche e belle risorse del Mediterraneo.
Purtroppo le azioni dell’uomo come la pesca a strascico, gli ancoraggi, l’inquinamento ed i rifiuti distruggono questo habitat e con esso tutte le specie annesse: i molluschi bivalvi, i cavallucci marini, vermi, giovanili di pesci e tutti gli organismi che vivono all’interno della prateria.
Da pochi anni è stato sperimentato il trapianto di piccole piantine di Posidonia Oceanica ad una profondità tra i 10 e 15 m e, grazie al progetto Life SEPOSSO (Supporting Environmental governance for the Posidonia oceanica Sunstainable translanting Operations) con il contributo della Commissione Europea si cercherà di capire se i trapianti sono efficaci misure per recuperare porzioni di Posidonia andate distrutte. L’obiettivo è quello di migliorare la governance italiana dei trapianti di Posidonia Oceanica, habitat protetto ai sensi della Direttiva habitat (1992/43/EEC).
Ancora non ci sono i risultati di questo esperimento, ci vuole molto tempo affinché le piantine attecchiscano nel mare. Le praterie presenti nel Lazio (Montalto di Castro, Civitavecchia- S. Marinella, Sabaudia, Tarquinia ed Isole Pontine) inoltre sono tutte protette e designate come Siti di Importanza Comunitaria (SIC). Questo è un fattore di rilevante importanza perché una volta che l’area viene identificata viene tutelata impedendole azioni distruttive dell’areale.
Le plastiche sono un altro problema dell’inquinamento dei mari, se ne è parlato in diverse occasioni e molte aziende e privati hanno iniziato ad eliminarle dai loro prodotti.
Le microplastiche inferiori a 5 mm, sono le più pericolose. È stato studiato nell’ambito del progetto INDICIT (Implementation Of Indicators Of Marine Litter On Sea Turtles And Biota In Regional Sea Conventions And Marine Strategy Framework Directive Areas) che più del 50% delle tartarughe marine analizzate presentavano plastiche nel contenuto stomacale. La fauna marina si sta cibando di miscropalstiche distruggendo così la rete trofica.
Ma da dove viene tutta questa plastica?
Principalmente dai fiumi che dilavano i terreni e dalle discariche che portano tutto nel mare. Le misure più efficienti per evitare questo tipo di inquinamento sarebbe intercettare i rifiuti alla foce dei fiumi perché se le plastiche entrano nel sistema anche sotto forma di macro frammenti poi con gli anni diventano inferiori a 5 mm ed è impossibile toglierle. Dai dati del monitoraggio per l’applicazione della Direttiva Europea Strategia Marina è stato evidenziato che in 100 m di costa lineare di spiaggia sono presenti in media 700 oggetti che non appartengono alle spiaggia di cui l’80% è costituito da plastiche.
Gianmaria Sannino espone il potenziale energetico del mare come risorsa, analizzando il dislivello tra oceano e mediterraneo, oppure l’energia che proviene delle onde.
L’acqua che arriva dall’oceano Atlantico è circa un milione di metri cubi al secondo. Uno degli scambi più imponenti sulla faccia della Terra, e grazie solo a questo scambio il Mediterraneo non si è prosciugato.
Inoltre, il nostro mare, ha bisogno di ossigeno che ottiene attraverso i moti convettivi, ossia quando il mare tra marzo ed aprile si raffredda sprofonda e porta con se l’ossigeno in profondità.
Ma sarà sempre possibile questo processo oppure il cambiamento climatico potrà interferire su di esso?
Sannino ci spiega che sono state fatte delle proiezioni climatiche dall’ENEA. Delle simulazioni con le ondate di calore che colpiscono l’Italia ed il mare. Con il comportamento che continuiamo ad avere, il Mediterraneo non sarà più capace di togliere il calore, questo fino ad arrivare al 2100 dove è destinato a diventare un bacino anossico come il mar Morto.
Naturalmente possiamo ancora decidere di modificare le nostre abitudini per esempio come ottenere energia. Potremmo produrre energia dalle onde del mare e dalle correnti. Trasformando il moto delle onde che crea un’energia pari a 13kW per metro di costa.
Non meno dal 10% dell’energia prodotta dalle rinnovabili, prima del 2050 dovrà, provenire dal mare.