Klaudia Reynicke la regista di “Love me tender” in questa pellicola trascina lo spettatore in un viaggio surreale. Attraverso la protagonista affetta da agorafobia ci fa scoprire una femminilità diversa
Non è un film per tutti, se vi aspettate effetti speciali, velocità e dialoghi serrati questo è agli antipodi dai classici film a cui siamo abituati.
Come definisce il protagonista maschile Antonio Bannò durante l’introduzione prima della proiezione, “è un film pazzo”, anche lui ha avuto difficoltà nel trovare le parole giuste per descriverlo e a noi non resta che guardarlo.
Seconda Dè (Barbara Giordano) non esce di casa, mai. Vive con il padre e la madre, prende medicine ed ha comportamenti bizzarri, non si rade, i peli lunghi sono evidenti eppure la sua femminilità non è trascurata, è bellissima nella sua purezza semplice.
La morte della madre e l’abbandono del padre la costringeranno ad uscire e a fare i conti con il suo passato.
Un principe azzurro senza cavallo (Antonio Bannò) l’accompagnerà in questo suo viaggio e mentre lei indosserà un costume da supereroe blu per uscire di casa, lui indosserà solo un accappatoio. Seconda sarà costretta dalla vita ad affrontare le sue paure e il mondo. Questo la porterà alla scoperta interiore della parte più intima di sé e con il suo essere bambina.
“Non è la solitudine che la spaventa” come dichiara la regista, ma le costrizioni del suo passato.
“Love me tender” in concorso nella categoria Cineasti del Presente a Locarno è stato proiettato nell’arena CineVillage Talenti che si concluderà con il ciclo di proiezioni stasera 8 settembre 2019 e gli ultimi due film.