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Lo zio Willy racconta Montesacro,TRE SONETTI

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TRE SONETTI.

“Un uomo esce in macchina per le commissioni del pomeriggio. Sono io quell’uomo.

Sono le cinque passate, e siccome siamo in novembre, fa già buio. Cos’è che devo fare? Devo passare prima al mio vecchio appartamento a sistemare ancora delle cose col portiere. Poi se ho tempo passo a salutare un’amica che lavora in un negozio lì vicino. La macchina la parcheggio sempre sotto casa, per fortuna. Imbocco Viale Adriatico, giro a sinistra, riprendo Viale Carnaro, svolto giù in fondo per Viale Tirreno a vado verso Conca d’Oro. Canticchio. Come faccio sempre. La mia macchina è come la chiocciola per le lumache. Se potessimo sbirciare dentro e spiare tutto quello che succede, durante quel tempo, sarebbe un po’ come entrare nella casa del Grande Fratello. Dio mio! Cosa ho detto! Poi c’è un altro abitacolo, ancora più appartato, ancora più intimo e riservato, ancora più eccitante e pieno di vita: la mente umana.

Ed è lì che possono prendere vita, ad esempio, i Sonetti di Shakespeare.

O può prendere vita qualsiasi cosa. Diversa per me, e per te, e per te, e per te, e per te…  Novembre mi piace. Sono nato in novembre. Mi sento protetto. Mi sento connesso. Mi piace il buio; e la luce d’oro dei lampioni della città. A proposito, a volte, succede, per qualche minuto, che alla radio non si trovi nulla di decente. Sembra che si mettano d’accordo. È così irritante.

Allora mi scappa di recitare un verso da “La dodicesima notte”: “If music be the food of love, play on”, che tradotto significa “Se la musica è il cibo dell’amore, suonate ancora”. E per fortuna, allora, parte un bel pezzo”.

E. Petronio

Zio Willy

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