La settimana scorsa vi avevo lasciati raccontandovi su alcuni dei nostri aneddoti avuti a Nusa Dua
Ci siamo trovati molto bene in questo ambiente così diverso da quello abituato a vedere e nonostante le innumerevoli avversità, siamo sempre riusciti a trovare un mezzo di comunicazione comune e siamo comunque riusciti ad intenderci.
Quanti metodi esistono di comunicare, non sentitevi né stupidi né mai in difetto se non conoscete la lingua del posto in cui vi trovate.
Non è la fine del mondo, non abbiate paura di far capire quello che volete dire… si può sempre usare il linguaggio del corpo, eh già.
Per molti di voi può sembrare una considerazione quasi scontata e ovvia. Per altri, invece, un’ assurdità.
Eppure se ci pensate, un tempo gli uomini, delle caverne ad esempio, non comunicavano per iscritto o a parole.
I gesti, l’espressione del volto, i movimenti erano il loro mezzo per farlo.
Non voglio svalutare dove siamo arrivati con l’evoluzione e la tecnologia, ma solo farvi capire che esiste sempre un diverso modo per capirsi e comunicare quello che vogliamo trasmettere.
Ormai da quando abbiamo varcato l’Indonesia sono passate praticamente due settimane ed il tempo di tornare a casa è arrivato in un lampo.
Per non perdere una mezza giornata nel fare le valigie, spostamenti ed altro avevamo deciso di prolungare la nostra permanenza a Nusa Dua di un giorno e di arrivare all’aeroporto di Kuta direttamente da lì.
In questo modo ci siamo potuti godere più a lungo la giornata anche perché alla fine fra Nusa Dua e l’aeroporto di Kuta non dista più di un’ ora di macchina quindi perché non godersi a pieno il tempo che rimaneva?
Ero afflitta da molteplici sensazioni, gioivo al pensiero di rivedere i miei cari ed amici che ormai non vedevo da molto tempo.
L’idea di riabbracciarli e di passare del tempo insieme a loro mi creava dentro una sensazione di gioia e serenità.
Alla fine, come sicuramente sapete anche voi, la distanza, non sempre è facile da poter gestire. Ma ora ci siamo quasi, aspettateci a braccia aperte.
Ero felice anche se una parte di me sapeva che una volta varcato il confine Italia, tutto sarebbe cambiato. Non mi era ancora bene chiaro cosa sarebbe cambiato in me, in noi e in quello che ci circondava.
Cosa avrebbe portato questa nuova esperienza non lo sapevamo, ma la porta era aperta, ci attendeva e ci sentivamo carichi e pronti di affrontare insieme tutto quello che avrebbe portato.
Erano anni in cui siamo stati lontani non solo da casa ed abitudini, ma da un mondo completamente differente da quello che avevamo trovato in Australia, Nuova Zelanda e/o Bali, perciò perplessità e curiosità non nascondo di averle provate.
Ma nonostante questo io e Stefano eravamo positivi, e sopratutto sempre insieme, incondizionatamente !
Sapevamo che qualunque cosa sarebbe successa saremmo rimasti insieme ed insieme avremmo affrontato tutto.
In un batter d’occhio, ci siamo ritrovati all’aeroporto di Kuta e in un attimo abbiamo lasciato alle spalle l’Indonesia e non solo.
Per un istante avevamo un unico pensiero, quello di arrivare a casa sani e salvi.
Un’altra avventura ci chiamava ed eravamo curiosi di scoprire cosa la vita di avesse riservato.
Avevamo progetti che speravamo di realizzare e solo vivendo avremmo potuto capire quale sarebbe stata la nostra strada…
Non me la sento di andare oltre per oggi. Non perché siate voi il problema ma perché tante sono le emozioni che sto provando nel raccontarvi queste cose e penso forse sia meglio, lasciarmi del tempo per capire meglio.
Quando avrò maggiore chiarezza tornerò qui da voi !
“La semplicità di un gesto può cambiarvi la giornata”.Quarantesimo capitolo