Fabio Celi psicologo, psicoterapeuta e docente di psicologia clinica all’Università di Pisa ha appena pubblicato l’ultimo libro rivolto ai genitori e non solo, nel quale attraverso semplici indicazioni indirizza l’adulto all’ascolto positivo
Descritto in questo modo sembrerebbe tutto molto semplice e in effetti lo è, ma quando siamo dentro al loop di emozioni di adulti e bambini ed entrambe si sommano come un tornado e si amalgamo diamo spesso sfogo a comportamenti sbagliati che si poi consolidano.
L’autore prende il genitore per mano, propone esempi, racconta casi, esperienze e senza giudicare o drammatizzare lascia una porta aperta al miglioramento. Tutto questo con ottimismo e aiutando il lettore anche con piccoli video da vedere su Youtube, scelti preziosamente, perché le immagini, si sa, a volte arrivano più dirette delle parole che tendiamo a dimenticare, soprattutto se richiedono un lavoro di cambiamento.
Sono stata completamente conquistata da questo libro che è adatto a tutti, chi ha figli piccoli o grandi e anche a chi non ne ha, è uno strumento per comunicare con chi abbiamo di fronte (quanti adulti si comportano da bambini?) attraverso l’attenzione ai nostri comportamenti.
Presa dall’entusiasmo e non ancora satura della parole di Celi ho voluto fargli alcune domande che completano la lettura che spero farete presto.
Lei ha scritto molti libri di psicologia dello sviluppo alcuni più divulgativi altri per un pubblico specializzato, perché ha sentito l’impulso di scrivere questo libro, ha notato una maggiore sofferenza nel rapporto genitore- figlio?
“La mia esperienza clinica mi ha insegnato una cosa, che avevo già letto sui libri, ma che compresa attraverso la vita e le difficoltà dei miei piccoli pazienti e delle loro famiglie acquista un significato più pieno. I problemi e le difficoltà di un bambino non possono essere affrontati senza tener conto della sua relazione con i genitori. Tutto molto ovvio, ma questa affermazione, se usata senza le dovute cautele, può essere pericolosa.
Sui libri c’è scritto, ma il rischio è che quello che viene teorizzato nei libri finisca per tradursi in “La colpa è della mamma”, “Tutto dipende dagli errori che ha fatto il papà” No! Stiamo molto attenti.
Il senso di colpa e la sottolineatura degli errori non aiutano nessuno. Credo che tutto questo vada rovesciato, con la mente rivolta all’oggi piuttosto che agli sbagli che abbiamo fatto ieri e dieci anni fa. Non possiamo cambiare quello che abbiamo fatto ieri o dieci anni fa, ma possiamo provare a comportarci adesso in modo diverso. Ecco perché ho sentito il desiderio di scrivere questo libro dedicato ai genitori. Per aiutarli a lavorare prima di tutto con le loro emozioni e poi con quelle dei loro figli. A riconoscerle ad aiutare il figlio a riconoscerle. Ad accettarle e ad aiutare il figlio ad accettarle. A regolarle anziché esserne sopraffatti per aiutare il figlio a fare altrettanto. Infine ho scritto questo libro perché, per fortuna, ci sono anche le emozioni positive che dovremmo provare a vivere insieme
Come consiglia di leggere il testo e, se si dovesse “aprire una porta di conoscenza” che andrebbe gestita, consiglia di rivolgersi ad uno specialista?
“Non so se ci sono riuscito, ma il mio intento non era quello di scrivere un manuale, ma delle narrazioni. In mio libro è, per lo più, una raccolta di storie. È la storia di Laura che, ad un certo punto, “finge” di essere diventata miope. È la storia della tristezza di Stefano che, non riconosciuta, si trasforma in rabbia ed esplode come una pentola a pressione alla quale sia stata tappata la valvola. Credo quindi che il libro andrebbe letto abbandonandosi alle emozioni dei protagonisti e poi, ma solo poi, solo in un secondo momento, provando ad imparare qualcosa da tutto questo. Spiegare le emozioni in modo razionale è quasi una contraddizione in termini. Così, anziché spiegarle, ho provato a raccontarle e mi piacerebbe che il lettore, anziché studiarle con si farebbe con un testo universitario, provasse a farle risuonare dentro di sé.
La logica conseguenza di tutto questo è che il mio libro può dare una mano finché le difficoltà del figlio siano affrontabili all’interno di una migliore relazione con il papà e la mamma. Quando invece, magari anche grazie alla sua lettura, i genitori si accorgessero che i problemi vanno al di là della loro capacità di risolverli, il ricorso ad uno specialista diventa molto importante”
In questo momento storico il suo libro è un’ottima occasione per “modificare” alcuni rapporti famigliari stando tante ore a contatto con i bambini, cosa consiglia ora e anche dopo se non verrà tutto dimenticato?
“Consiglio di dire ai figli la verità su questo difficile momento, anche se con parole adatte all’età e alle diverse circostanze. Consiglio di far tesoro del tempo, un bene prezioso che spesso ci manca e che adesso abbiamo a disposizione: per ascoltarli (ascoltarli! non fare delle prediche…) e per giocare con loro. Consiglio di servirsi dei giochi, dei disegni, delle marionette con le quali drammatizzare una situazione per aiutarli ad esprimere quello che hanno dentro. Consiglio di non reprimere le loro emozioni con frasi false e pericolose del tipo: “Ma falla finita che non c’è niente di cui avere paura.
Infine, ricordo a tutti i genitori che lo sanno già benissimo, ma che magari in questi momenti difficili possono dimenticarlo, che gli esseri umani – e i bambini e i ragazzi in particolare – imparano dai modelli che si trovano di fronte.
Fatevi vedere preoccupati ma sereni e vostro figlio forse non si farà ò prendere dal panico. Mostrategli che la vostra preoccupazione può essere utile, perché ci insegni a rimanere in casa al sicuro e a lavarci spesso le mani e il bambino o il ragazzo accetteranno con più facilità di rimanere in casa e di lavarsi le mani con cura.
E poi, la grande domanda? Dopo ce ne ricorderemo? Ci servirà di lezione?
Concedetemi prima un attimo di pessimismo (ho diritto anch’io alle mie emozioni negative): se gli uomini imparassero dai loro errori sarebbero onniscienti. Detto questo, provo ad aprirmi alla speranza.
Faremo tesoro di questo dramma? Sì. Non è facile, ma voglio rispondere di sì.
Credo però che siano necessarie due condizioni. La prima è fare di tutto, oggi, perché il rapporto genitori figli si salvi. Prudenza, pazienza, speranza. Non è facile, ma il bene di questo rapporto è troppo prezioso per metterlo a rischio. La seconda è, domani, non dimenticare.
Qualche giorno fa sono uscito di casa per prendere il latte e il giornale, il cielo non era mai stato così limpido sopra le Apuane e il mare mai così trasparente. Ce ne ricorderemo o torneremo ad inquinare in modo folle e dissennato?
I ragazzi ricorderanno l’insospettata nostalgia che hanno adesso per la loro scuola, per la loro classe, per i loro compagni, forse persino per qualche professore? Quando tutte questo finirà – perché finirà; perché, come dice Manzoni in una delle pagine più belle del suo romanzo, alla fine della peste, “le cose si rincamminarono, perché alla fine bisogna che si rincamminino” – ricordiamoci del semplice e irrealizzabile desiderio che abbiamo adesso di andare a mangiare una pizza con i nostri figli; e andiamoci. Andiamoci e proviamo ad apprezzare le piccole cose che potremo di nuovo fare insieme”.
“Le emozioni dei nostri figli” di Fabio Celi è edito dalla casa editrice DeA Planeta libri