Haifa è una città portuale in Israele, là c’è un locale il Fattoush un lieu de rencontres dove israeliani e palestinesi s’incontrano e possono comunicare. Questo è l’unico momento in cui dialogano, fuori sono circondati da odio
Amos Gitai racconta nel suo film “Laila in Haifa” cinque storie di donne, cinque vite che all’interno di questo locale s’intrecciano con le altre. Il Fattoush è un luogo dove la libertà è realtà e si è sé stessi fino in fondo. Uomini e donne, etero e gay, ebrei e arabi, radicali e moderati. Anime che s’incontrano, vite che s’intrecciano per una notte, una manciata di ore o per sempre.
Amos Gitai in tutti i suoi film cerca di mostrare al pubblico la possibilità di incontro e la convivenza pacifica dei i popoli. Tra i suoi film ricordiamo Esther (1985), Berlin Jerusalem (1989), Kadosh (1999) Free Zone (2004), Terra promessa (2005). Le protagoniste femminili di Gitai sono l’anello che unisce nelle differenze. Nella finzione e anche nella realtà il cast di “Laila in Haifa” è composto da palestinesi ed israeliani, anche la troupe è accuratamente selezionata per formare un’unione, una famiglia eterogenea ed estremamente moderna. È il cinema che ha qualcosa da raccontare, qualcosa per cui lottare. Tra quei film fatti di anime, sentimenti, calore e vita.
Il Fattoush esiste realmente ed è stato l’ispirazione per Amos, il locale è stato scoperto una notte ad Haifa quando una delle sue attrici palestinesi voleva mostrargli la vita notturna e, come in una favola, ne è nato un film.
“Quella serata al Fattoush mi ha dato una sensazione di scambi umani tra persone che si confrontano in modo non violento, pur non trovandosi sempre d’accordo.Ho adorato quella sera passata nel locale e mi sono detto -bene, a partire da questo momento comincio a scrivere una storia su questo microcosmo e ambienterò tutto il film in questo bar-. Mi piaceva molto la location, accanto alla ferrovia, e il fatto che la narrazione del film sia costantemente costellata dal laconico intervento del treno” racconta il regista.
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