Negli ultimi quindici anni i giovani giapponesi si sono riavvicinati alla cultura del Kimono. In occasione della mostra di “Hiroshige. Visioni dal Giappone” sono stati mostrati due metodi della vestizione, uno appartenente all’epoca Edo e uno contemporaneo
Nella vestizione la prima ad essere indossata è la sottoveste colorata color cipria chiamata Juban, l’uso risale all’epoca Edo, ma solo le classi nobiliari potevano indossarla.
Il Kimono (messo sopra la sottoveste) è poi legato con una sottile striscia di stoffa e una cintura chiamata Obi con un nodo sulla schiena.
La famiglia Edo è stata quella più importante ne periodo che va dal 1600 al 1860 con il maggior potere economico ed economico. In questo periodo il Giappone fu isolato e la divisione in classi ben definita furono definite le regole morali. Una ricca classe mercantile volle affermarsi anche nell’abbigliamento attraverso il kimono.
Anche oggi è rimasta nella tradizione lasciare intravedere delle piccole parti di Juban che fuoriescono dal Kimono, in segno di vezzo.
Curiosità:
Nei dipinti di Hiroshige si possono riconoscere i Kimono del periodo Edo perché raffigurati con il colletto nero. I kimono dal colletto nero, usati inizialmente dalla gente comune per evitare di doverli pulire spesso e quindi risparmiare, col tempo divennero di moda anche tra le classi più ricche.
La nascita del kimono ha una forte influenza cinese: inizialmente la forma era molto semplice, con maniche cilindriche, ed era annodato con una corda sottile in vita. Alcuni kimono erano fatti da tanti strati sovrapposti a volte fino a 12 e pesavano fino a 50kg.
Il kimono contemporaneo viene indossato creando delle linee molto più definite, piegato quasi come un origami.
La parte sinistra va sempre messa sopra la destra ma non il contrario perché destinato ai morti, questa regola è valida per tutti i tipi di kimono anche quello tradizionale. Mentre non vi è distinzione d’incrocio tra quello maschile e quello femminile. Gli accessori decorativi per completare il kimono sono la fascia Obiage in seta che copre il cuscinetto Obimakura, la corda in questo caso rossa che tiene il nodo e si chiama Obijime. Il fiocco invece è sempre annodato sul retro, mai sul fianco.
I due tipi di kimono presentati durante la dimostrazione dalla maestra Mamiko Ikeda e la modella Mizumi sono dai ricchi colori e spesso il kimono presenta dei simbolismi particolari tipici giapponesi. Narratrice in questa vestizione l’allieva Cristina Murra della scuola di Mamiko a Milano.
Gli incontri in occasione della mostra di Hiroshige non terminano qui, ma continueranno a giugno con l’Ikebana (7 giugno) e l’incontro con la conoscenza del Sakè (8 e 15 giugno) alle Scuderie del Quirinale.
Photo: Sara Cacciarini
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