Home Notizie Locali “La Setta delle Paesaggiste d’Interno” su Zoom la prima performance teatrale

“La Setta delle Paesaggiste d’Interno” su Zoom la prima performance teatrale

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John Cascone e Veronica Cruciani

Un appuntamento insolito quello di ieri alle 18.40 su ZOOM. Un invito a teatro nuovo quello ideato da Veronica Cruciani e John Cascone. Un breve manuale d’uso, l’ID meeting e la password d’accesso rigorosamente segrete e poi via in sala d’attesa per il collegamento

Da subito ci troviamo davanti ad una scelta, le attrici sono tre ed ognuna anche se con un filo conduttore comune esegue la sua performance, si posso vedere tutte insieme in piccolo oppure focalizzarsi a turno su ognuna di loro ingrandendo la scena. Di sicuro è divertente!

Del progetto ci raccontano John Cascone, artista visivo e Veronica Cruciani, regista teatrale. Entrambi in questa sperimentazione affrontano temi che abbracciavano anche prima del Coronavirus: un mondo ripensato in cui raccontano il rapporto tra l’uomo e la natura.

Una visione diversa da quella a cui siamo abituati, quella antropocentrica ove nel rapporto con la natura prevale l’arroganza umana.

John e Veronica partendo da alcune letture di David Thoreau, Donna Haraway, Tennessee Williams e Matteo Meschiari hanno proposto alle tre attrici protagoniste questo lavoro insolito e totalmente nuovo.

Le tre performer in diretta su ZOOM per 30 minuti si sono esibite ciascuna da un luogo prescelto della propria casa e, per la prima volta, nella storia del teatro possiamo vedere una produzione totalmente innovativa ove lo spettatore poteva scegliere le diverse inquadrature trovandosi a metà tra il cinema e una rappresentazione. Le prescelte per il  progetto Elisabetta Da Rold, Federica Rosellini Roberta Zanardo hanno tutte un passato come danzatrici e una conoscenza particolare sul corpo, caratteristica che rende la performance unica.

In tre luoghi diversi e tre realtà diverse le attrici si muovono in uno spazio capovolto in cui gli oggetti non hanno più la propria collocazione eppure i gesti sono gli stessi, le crisi, le movenze ed i momenti di gioia. Siamo alla fine tutti così simili anche se così diversi?

Materassi in aria, sgabelli rovesciati nella prima stanza, una libreria con un tavolo obliquo nella seconda e la luce protagonista, l’indaco di un divano letto in una mansarda per poi alla fine tornare ad un ordine.

“Da un apparente caos iniziale” dichiara John “le tre performer arrivano a trovare nuove forme di connessione tra elementi diversi e quando si ritrova l’ordine sono nuove connessioni e non forme”.

La regista entra nello specifico dalla nascita del progetto fino a mostrarci dettagli interessanti “L’idea con cui abbiamo lavorato è stata costruita e modulata su ognuna delle attrici. Partendo da un’idea di paesaggi poi ne sono nati di nuovi, per esempio i giochi di luci accese e spente per rappresentare lampi, oppure come l’idea di Federica dell’alba ed il tramonto. La lampada sulla spalla è un’immagine nata da un’improvvisazione dove  Federica ha immaginato un sole che si appoggia sulla spalla. Roberta per esempio  ha sradicato il suo tappeto ed ha costruito una piccola isola su cui ha fatto piovere i libri. Sempre Federica ha rappresentato una lumaca con una sedia sulla schiena ed Elisabetta delle torri. In realtà erano due le direzioni da prendere in questo progetto:  la prima costruire immagini di paesaggio e l’altra cercare nuove connessioni tra le cose”.

Chiediamo ad entrambi qual è il messaggio finale e perché queste connessioni sono così importanti

“Già prima del Coronavirus io e John ci chiedevamo perché nessuno affrontasse seriamente la tematica ambientale. Partendo da lì abbiamo immaginato un pianeta dove il paesaggio naturale è stato distrutto e l’essere umano, unico sopravvissuto, ricostruisce il solo paesaggio che gli rimane ossia quello interno. Queste donne ricompongono il microcosmo domestico nel tentativo paradossale di riformulare il futuro macrocosmo sociale. E, una volta riformulate le connessioni per noi strane come tra un cuscino e un palo di ferro, a questo punto c’è la trasformazione: è l’essere umano a diventare paesaggio”.

La setta delle paesaggiste d’interno diventerà prossimamente una comunità, non ci resta, curiosi, che aspettare un nuovo collegamento a microfoni spenti per accenderli solo alla fine per applaudire.