Per comprendere se si fa parte di “quelli che hanno bisogno di credere” o di “quelli che hanno bisogno di capire” vale la pena assistere a “La scuola delle scimmie”, in scena al Teatro Sala Umberto fino al 31 marzo 2019
Si tratta di un’opera che racconta la storia di John Scopes, un professore di biologia che, nel non molto lontano 1925, fu processato per aver insegnato la teoria di Darwin. In parallelo la storia di un professore dei nostri giorni (Tommaso Amadio) che tenta, ostacolato dalla Preside della scuola (Sara Bertelà), di proporre ai suoi alunni un approccio alla religione in chiave evoluzionistica. A questi si aggiungono altre storie ed altri personaggi che, oltre ad alleggerire il tono, rappresentano alcuni classici stereotipi del quotidiano.
Il regista Bruno Fornasari, con umorismo ed un po’ di provocazione, ha voluto portare all’attenzione degli spettatori alcuni dei temi più discussi nel passato e nel presente:
il conflitto tra scienza e religione e tra evoluzionismo e creazionismo, il radicalismo, l’integrazione, il ruolo della scuola e degli insegnanti, il fanatismo religioso.
Tanti, forse troppi, i temi trattati (talvolta in modo confuso e ridondante), ma con il risultato di far riflettere lo spettatore sulla società moderna e su come, in fondo, questa non sia molto diversa da quella dei tempi del processo a John Scopes.
Interessante l’allestimento e i cambi di scena molto dinamici, nonché il coinvolgimento del pubblico tramite il frequente utilizzo della rottura della quarta parete.
Qualche dubbio sorge sul testo che, forse, avrebbe potuto approfondire alcune tematiche e snellire delle parti poco funzionali alla trama, mantenendo comunque la sagace e pungente ironia che lo contraddistingue.
Una nota di merito va anche a Emanuele Arrigazzi, Luigi Aquilino, Silvia Lorenzo, Camilla Pistorello e Giancarlo Previati che, insieme ai già citati altri componenti del cast (Teatro Filodrammatici di Milano), hanno saputo intrattenere, con grande simpatia e professionalità, il pubblico del Teatro Sala Umberto per più di due ore.