Il Teatro Argentina apre le porte ad un classico del teatro italiano della metà del settecento: “La locandiera” di Carlo Goldoni con la regia di Antonio Latella in una chiave moderna ed originale con la parte femminile messa in primo piano per tutta la trama della pièce
Una donna decisamente moderna quella presentata ieri alla prima de “La Locandiera” gremita di giovani delle scuole superiori. Mirandolina, colei che ama la sua indipendenza e gestisce la locanda lasciatale in eredità dal padre, al suo fianco Fabrizio il fedele e da sempre servitore dell’attività e innamorato, come tutti, della bella locandiera. Lei corteggiata, adulata e ammirata dai clienti e irremovibile alle audaci dichiarazioni d’amore e promesse di matrimonio; vacilla, ad un certo punto solo per il Cavaliere di Ripafratta che all’apparenza la ignora. Ma, dopo essere riuscita a conquistare anche il cuore dello scorbutico cavaliere, pur esitando, domina in lei la passione per la libertà. Ed è questa la chiave più moderna della lettura di un classico spesso mostrato con un punto di vista diverso, con una Mirandolina giocoliera esclusivamente con le arti della seduzione.
Nell’ interpretazione di Latella la protagonista non ha bisogno di nessuno certa che ogni amore dichiarato presto diverrebbe una prigione di dominio e prevaricazione insopportabile.
È libera, bella, elegante, giovane e abbastanza intelligente per non aver bisogno di nessuno per un mera compagnia e anche quando il cuore le sussulta d’amore, lei sa che non sarebbe duraturo e tornerebbe tutto in breve temo ad una normalità soffocante.
In una scenografia essenziale con solo un piccolo rialzo supplementare di pochi centimetri, su un lato del palcoscenico, uno splendido sfondo intarsiato in legno, una cucina sulla destra e un tavolo, si svolge tutta l’azione dei personaggi che tra offerte di regali e impacciati corteggiamenti cercano di conquistare la locandiera. Una delle caratteristiche più apprezzate della messa in scena è senz’altro l’aderenza con il testo originale ricco di sfumature dialettiche affascinanti la cui drammaturgia è di Linda Dalisi. Considerando il contesto in cui l’opera fu scritta, il testo originale è dotato di una spiccante modernità.
L’interpretazione di Sonia Bergamasco, nel ruolo della protagonista, rende l’idea della conquista della libertà in ogni scena, in cui recita, a piedi nudi con solo indosso un’enorme camicia maschile, scelta non casuale, come se quella parte, lei, Mirandolina, la portasse indosso senza aver bisogno d’un uomo.
Le luci a neon disposte alte e in strisce luminose creano un’ulteriore profondità alla scena su cui dialogano, si muovono e recitano gli attori.
Una locanda, una donna, un’interpretazione che richiama l’opera di Puccini “La fanciulla del West” del 1910 o, forse, viceversa.
“La locandiera” è in scena al Teatro Argentina con la regia di Antonio Latella, nel cast Sonia Bergamasco, Marta Cortellazzo Wiel, Ludovico Fededegni, Giovanni Franzoni, Francesco Manetti, Gabriele Pestilli, Marta Pizzigallo, Valentino Villa. Scene di Annalisa Zaccheria, costumi Graziella Pepe, musiche e suono Franco Visioli, luci Simone De Angelis, assistente alla regia Marco Corsucci, assistente alla regia volontario Giammarco Pignatiello. Una produzione Teatro Stabile dell’Umbria.