
Il concerto tenutosi il 29 marzo 2025 presso la Sala Santa Cecilia dell’Auditorium Parco della Musica di Roma ha regalato al pubblico una serata memorabile, arricchita da un programma tutto francese, terza esecuzione per l’Orchestra Nazionale di Santa Cecilia (la prima il 27 e la replica il 28 marzo) impreziosita dalla presenza della pianista Beatrice Rana e del direttore Jakub Hrůša. L’evento ha celebrato non solo le composizioni immortali di Bizet e Ravel, ma ha anche presentato la prima esecuzione italiana di un’opera di Éric Montalbetti, creando un perfetto equilibrio tra il classico e il contemporaneo
Il concerto, che ha visto il ritorno di Hrůša sul podio dell’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, è stato un tributo a compositori che hanno segnato la storia della musica francese. La serata è iniziata con la Suite n.1 de L’Arlésienne, di Georges Bizet in occasione del 150° anniversario della morte del compositore.
La trama, con la sua ambientazione nel sud della Francia, in Camargue, è un racconto di passione e tristezza, espressa in modo straordinario dalla maestria di Hrůša.
L’amore passionale di Frédéri per una ragazza di Arles, non corrisposto, infrange i sogni d’amore del giovane che sposa la semplice Vivette. Il Prélude, intenso, apre la composizione con i temi della marcia provenzale per poi rivelarsi nel Minuetto e l’Adagietto. La direzione del maestro ceco è stata caratterizzata da un’intensità precisa e dinamica, che ha dato vita ai temi romantici e malinconici della suite, particolarmente nel movimento finale del Carillon, che ha chiuso questa sezione con un trionfo di suoni delicati e vibranti. L’Arlesienne, nonostante l’iniziale insuccesso dovuto alla frettolosità dell’allestimento il 1 ottobre del 1872, è in realtà un successo mondiale che anticipa la meravigliosa composizione della Carmen.
Il Concertino per pianoforte e orchestra di Éric Montalbetti è un’opera dedicata proprio alla pianista Beatrice Rana che fa il suo ingresso sul palco con uno splendido abito lungo dai motivi floreali gialli su sfondo nero. Questa esecuzione rappresenta una doppia occasione speciale: oltre a essere una prima italiana, l’opera è stata composta da Montalbetti come omaggio a Luciano Berio, figura tutelare per la generazione del compositore.

Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia
Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia direttore Jakub Hrůša pianoforte Beatrice Rana ARTISTA IN RESIDENCE
Concerto per il Nuovo Anno
Weber Il franco cacciatore: ouverture Schumann Concerto per pianoforte Beethoven Sinfonia n. 7
©Accademia Nazionale di Santa Cecilia / Musacchio, Ianniello & Pasqualini
“Questo concertino è stato scritto per me ed è la prima volta che viene eseguito in Italia ed è importante eseguirlo Roma perché è un omaggio Luciano Berio una figura importantissima per la città di Roma e per l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia. Nonostante questo brano non sia ‘alla maniera’ di Berio ma, un omaggio e un’ispirazione dovuta alla parola Berio, del compositore Montalbetti. Berio, infatti, in dialetto piemontese vuol dire ‘montagna’” dichiara Beatrice Rana prima del Concertino.

Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia
Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia direttore Jakub Hrůša pianoforte Beatrice Rana ARTISTA IN RESIDENCE
Concerto per il Nuovo Anno
Weber Il franco cacciatore: ouverture Schumann Concerto per pianoforte Beethoven Sinfonia n. 7
©Accademia Nazionale di Santa Cecilia / Musacchio, Ianniello & Pasqualini
I tre movimenti sono ispirati alla sonorità e consistenza della montagna, scritto per pianoforte e orchestra, il Concertino fa prevalere il primo che, dominante, diventa una guida scenografica. Il pianoforte adotta delle sonorità aspre e rocciose e simula anche delle folate di vento sulla tastiera dall’alto verso il basso creando una musicalità decisamente unica. Dopo il Larghetto (Ruvido e morbido come la superficie di una roccia) e la Toccatina: Scherzando allegramente (Solido come un masso, vivace come uno stambecco), si chiude con un Adagietto che, dopo i grandi gesti dei primi due movimenti, ritorna a un aspetto introverso (Nel cuore e oltre la roccia).
Beatrice Rana è protagonista assoluta, la sua interpretazione, impeccabile e potente, ha saputo esprimere la complessità della composizione, giocando con le sue molteplici sfumature timbriche e dinamiche.
Il concerto è proseguito con un altro omaggio a un gigante della musica francese: Maurice Ravel. Per celebrare il 150° anniversario della sua nascita, il Concerto in Sol maggiore per pianoforte e orchestra, una composizione che, con la sua eleganza e raffinatezza, ha rispecchiato perfettamente lo spirito dell’intero programma con evidenti riferimenti stilistici a Gershwin. Il movimento Adagio assai ha visto la pianista immergersi in un’intimità che ha coinvolto l’intera sala, mentre il Finale ha mostrato la straordinaria energia e il virtuosismo di Rana, che è stata applaudita a più riprese dal pubblico entusiasta, tanto da eseguire due bis, omaggiando ulteriormente i presenti con la sua straordinaria maestria.
La serata si è conclusa con la Suite n.2 de L’Arlésienne di Bizet, completando il cerchio di una serata che ha mescolato con grande eleganza il passato e il presente, il classico e il contemporaneo. Hrůša ha chiuso il concerto con una lettura vigorosa della composizione, la Farandole (Allegro deciso. Tempo di marcia) impetuosa a tempo di marcia restituendo al pubblico l’intero pathos e la complessità del lavoro di Bizet, dando nuova vita alla musica che avrebbe poi ispirato capolavori come Carmen.
Il concerto ha offerto non solo un’esecuzione di altissimo livello, ma anche una riflessione sulle sfide, le emozioni e le connessioni che legano la musica francese, da Bizet a Montalbetti, passando per Ravel. La direzione di Hrůša, con la sua capacità di modulare l’intensità e l’espressività, e la performance magistrale di Beatrice Rana, hanno fatto di questo evento un’esperienza indimenticabile. La serata si è rivelata un’occasione imperdibile per tutti gli amanti della musica classica, in un viaggio sonoro che ha attraversato epoche e stili diversi con grande maestria.
A Santa Cecilia tra Russia e Oriente con il Direttore di Orchestra Tugan Sokhiev