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“Il caso Shakespeare show” al Globe Theatre, spettacolo, gioco e cabaret alla scoperta dell’autore

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Prove dello spettacolo "Il caso Shakespeare show"

Una produzione Politeama s.r.l. per la prima volta al Gigi Proietti Globe Theatre Silvano Toti “Il caso Shakespeare show” con la regia di Marco Simeoli e il testo di Claudio Pallottini. Un palcoscenico, un salotto e alcuni personaggi che narrano la vita di Shakespeare e insinuano nel pubblico il dubbio sulla paternità delle opere dell’autore sotto forma di un divertente talk show

Il presentatore (Marco Simeoli) dirige il cast formato da Sir Burbage (Stefano Messina), la professoressa De Rango (Carlotta Proietti), il professor Ricci (Claudio Pallottini) e il professor Giulio Dorfmann (Antonio Giuliano).

E così sul palco si formula la prima domanda Shakespeare era un italiano? Questo è il dubbio che s’insinua piano piano nel pubblico tra opinioni, commenti degli ospiti divisi in accademici stratfordiani e accademici anti-strafordiani. Il drammaturgo Robert Greene fu tra i primi ad avere dubbi sulla paternità delle opere attribuite a William.

Prove dello spettacolo “Il caso Shakespeare show” al Globe Theatre

Greene faceva parte dei poeti laureati a Oxford gli “University wits” essi nella seconda metà del 1500 rinnovarono il teatro inglese trasformandolo in quello che oggi conosciamo come il teatro elisabettiano. E fu proprio lui a far emergere i primi dubbi, in fondo come narrano i protagonisti sul palco del Globe Theatre sappiamo pochissimo di Shakespeare: il luogo di nascita e di morte, i nomi della moglie, i figli il resto è tutto al condizionale di lui di certo, si sa che si ritirò a Stratford prima di morire presumibilmente perché malato.

Tra i dubbi sul prolifico drammaturgo creatore tra le altre numerose opere di 145 sonetti  e di aver coniato circa 1100 parole vi è quello delle firme molto diverse una dall’altra, è strano che sbagli la grafia del suo nome anche se la diversa calligrafia risale alla fine della sua vita quando si ritirò a Stratford.

E poi abbondanti condizionali costellano la vita dell’artista, che porta il dubbio non è stato Will a scrivere “La tempesta” e le altre opere, inoltre le sue figlie non sapevano né leggere né scrivere e, per un amante dei versi come lui, è piuttosto insolito, anche se all’epoca gli studi erano destinati solo i maschi.

Ed è così che appare la figura dell’italiano Giovanni Florio il vero genio di Londra che tradusse Boccaccio in inglese ed il francese Montaigne. Precettore di due regine Elisabeth ed Ann, inoltre la biografia della sua vita è citata nell’opera “La Tempesta” di Shakespeare, altro dettaglio insolito.

Alla fine dello spettacolo il pubblico sarà diviso in stratfordiani e anti-strafordiani anche se, forse per patriottismo, la maggioranza opterà per l’italiano Florio.

Ad ognuno il suo pensiero su un mistero che non verrà mai rivelato ma avrete modo di poter districare ancora alcuni tasselli nelle prossime date de “Il caso Shakespeare show” il 4 e 5 settembre e l’11 e il 12 settembre al Gigi Proietti Globe Theatre Silvano Toti di Villa Borghese a Roma.