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Il caso Jekyll un viaggio psicoanalitico con la regia di Rubini e l’interpretazione di Russo

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"Il caso Jekyll" al Teatro Quirino dal 21 gennaio al 2 febbraio 2025 @Flavia Tartaglia

In scena,  prodotto da Fondazione Teatro Di Napoli, Teatro Bellini, Marche Teatro e Teatro Stabile di Bolzano, dal 21 gennaio al 2 febbraio al Quirino di Roma “Il caso Jekyll” tratto da Robert Louis Stevenson. La regia è di Sergio Rubini, l’interpretazione del Dr. Jekyll e Mr Hyde sono di Daniele Russo insieme a loro Geno Diana, Roberto Salemi, Angelo Zampieri, Alessia Santalucia

Quando si entra nel Teatro Quirino per assistere allo spettacolo “Il caso Jekyll”, tratto dal celebre romanzo di Robert Louis Stevenson, l’esperienza che ci attende è tanto più cinematografica quanto profondamente teatrale. La scena è un quadro vivo, dove l’ambientazione e i personaggi sembrano essere calati direttamente nella Londra vittoriana, così ben ricostruita da non lasciare dubbi: siamo testimoni di una storia che è al contempo universale e atemporale, sospesa tra la realtà della città e l’intimità dell’anima umana.

La regia di Sergio Rubini, che firma anche l’adattamento con Carla Cavalluzzi, ha il merito di aver saputo trasporre il romanzo in una drammaturgia che va oltre la superficie della storia per penetrare nei meandri psicologici e psicanalitici del protagonista, Dr. Henry Jekyll.

Lo spettacolo si concentra non solo sulla lotta tra bene e male, ma sulla dialettica del “doppio” che vive dentro ognuno di noi, una dualità che esplode in un racconto che risuona oggi più che mai, in un’epoca in cui l’inconscio e la psiche sono al centro di molteplici riflessioni.
Sergio Rubini @Flavia Tartaglia

La voce di Sergio Rubini, da un lato della scena di fronte a un leggìo, accompagna l’intero percorso narrativo, creando un’atmosfera che fonde il mondo del teatro con quello del cinema. La sua voce, calda e riconoscibile, risuona fin dalle prime battute, accompagnando il pubblico nel misterioso destino del romanzo da cui è tratta questa pièce. E il prologo non è solo un’introduzione alla storia, ma una riflessione sul destino stesso del libro, sul suo potere di scavare nel profondo dell’animo umano.

Daniele Russo offre una performance straordinaria, un’interpretazione che lascia senza fiato nel suo rendere tangibile la schizofrenia di Dr. Jekyll e Mr. Hyde in cui non si limita a “interpretare” i due personaggi, ma li fa vivere in modo così convincente che il dubbio sul loro essere la stessa persona è quasi inevitabile.

Da Jekyll a Hyde, l’attore non cambia semplicemente l’intonazione della voce o la postura; cambia completamente, come se stesse dando corpo e anima a due esseri distinti, ma allo stesso tempo parte dello stesso spirito tormentato. Ogni passaggio, ogni trasformazione sul palco, è il segno di una lotta interiore che diventa carne, movimenti, e suoni. La sua interpretazione è un esempio di bravura, una lezione di come il teatro possa essere il luogo per rappresentare il profondo e il perturbante, là dove la realtà si intreccia con l’immaginario.

Una delle caratteristiche più affascinanti della pièce è il modo in cui la drammaturgia mette in scena i tentativi di redenzione di Mr. Hyde, un aspetto che si concretizza in modo particolarmente significativo durante una delle scene più intense dello spettacolo. Hyde, ormai consapevole della propria natura oscura, si trova davanti a un’improvvisa opportunità di cambiamento. La scena è un atto simbolico e profondo: sotto la direzione di Rubini, che interpreta il ruolo del terapeuta, Hyde si sottopone a una seduta psicoanalitica. La tensione è palpabile, l’ambiente si fa più intimo, ma anche inquietante, mentre l’oscurità del suo lato interiore emerge in modo sempre più tragico.

Hyde si fa legare a una sedia per evitare di aggredire il personaggio di Rubini, come se, per un istante, volesse contenere la propria bestialità, soffocando l’istinto che lo spinge a fare del male. Ma, come nella migliore tradizione psicoanalitica, il confronto con il proprio inconscio non può avvenire senza dolorosi confronti con la verità. Lì, legato e vulnerabile, Hyde inizia un lungo processo di regressione, tornando indietro nel tempo, alle radici della sua infanzia.
Sergio Rubini e Daniele Russo @Flavia Tartaglia

Ma ciò che emerge non è una sofferenza innocente, quanto piuttosto la malvagità pura, quella bieca soddisfazione che appartiene alla sua parte più oscura. In un momento di lucida follia, diventa evidente che Hyde non sta cercando di redimersi, ma piuttosto di fare i conti con una natura che non può (o non vuole) rifiutare.

In questa scena, l’incredibile trasformismo di Daniele Russo è ancora una volta palpabile: il corpo dell’attore diventa una prigione per un’entità che sembra non voler mai cedere alla ragione, ma al contrario rivendica il suo diritto a esistere, a tormentare, a dominare. La seduta psicoanalitica diventa il luogo di un conflitto irrisolvibile, dove la redenzione appare come un miraggio distante, in un gioco ambiguo tra autoconsapevolezza e negazione.

Anche le scene, curate da Gregorio Botta, sono una vera e propria visione cinematografica: bui soffocanti creano contrasti forti che accentuano l’atmosfera di claustrofobia e ansia che permea tutta la vicenda. La scenografia, che si fa eco dei temi centrali del testo, mette in scena un’architettura che si evolve insieme alla psicologia dei personaggi.

“Il caso Jekyll” Roberto Salemi, Angelo Zampieri @Flavia Tartaglia

Anche i costumi (di Chiara Aversano) contribuiscono alla caratterizzazione profonda dei personaggi. I vestiti di Jekyll sono eleganti, raffinati, quasi rigidamente controllati, mentre quelli di Hyde, quando appare, diventano disordinati, volutamente trasandati, come a riflettere l’anima di un uomo che ha perso il controllo di se stesso. È una contrapposizione visiva che affonda nella psiche del protagonista, un richiamo potente alla fragilità dell’umanità.

“Il caso Jekyll” non è solo una messa in scena del classico di Stevenson, ma una riflessione sulla condizione umana e sulla necessità di confrontarsi con il nostro inconscio. La metamorfosi di Jekyll in Hyde, che nel testo di Stevenson si realizza attraverso un esperimento chimico e una “pozione”, qui diventa un viaggio psicanalitico, un’immersione nei meandri più oscuri della mente, come se l’autore e il regista volessero dire: “Guardate dentro di voi, perché quello che trovate potrebbe essere più spaventoso di quanto immaginiate.”
Daniele Russo @Flavia Tartaglia

La pièce grazie all’intensità di Daniele Russo e alla potenza visiva e alla regia, si trasforma in una riflessione universale sull’identità, il doppio e la lotta interiore che ci definisce come esseri umani. Chi assiste a questa rappresentazione si troverà a interrogarsi, come Jekyll, sul proprio “Hyde” nascosto, in un’esperienza teatrale che resta impressa nella mente, ben oltre il sipario che si chiude.