Lunghi minuti di applausi hanno accompagnato la chiusura del sipario del Teatro Eliseo sulla prima rappresentazione de “I Giganti della Montagna”. Un’opera con cui il genio di Pirandello raggiunge il suo apice e che Gabriele Lavia, regista ed interprete, ha saputo portare in scena magicamente.
Un testo assolutamente non facile, con più di una lettura, al quale G. Lavia ha saputo dare la giusta dimensione, esaltandone ogni aspetto e la profondità del pensiero pirandelliano.
“La vita è vento, la vita è mare, la vita è fuoco. Non è la terra che s’incrosta e assume forma. Ogni forma è la morte”.
I Giganti della Montagna è un’opera incompiuta di Pirandello e rappresenta un vero e proprio testamento artistico. Sintesi della poetica pirandelliana, un’opera in cui dichiara ad alta voce che l’importante è la nostra vera essenza, non l’apparenza e la materialità.
Una complessa vicenda tra illusione e realtà racconta la storia di una compagnia di teatranti guidati da Ilse (Federica Di Martino) che, non trovando accoglienza in nessun palcoscenico, arriva alla Villa La Scalogna. Si tratta di un teatro ormai fatiscente, che rappresenta la mente sognante, un luogo di nessuno, dove tutto può accadere. In questo luogo dove più nulla è necessario, dove non si ha nulla ma si ha tutto, vagano in un vortice di follia personaggi strambi e colorati, fantocci ammucchiati negli angoli che all’improvviso si animano, spiriti e fantasmi.
Cotrone (G. Lavia), il mago saggio che guida questa banda di personaggi che vive di fantasia e di immaginazione, offre ospitalità alla compagnia, chiedendogli di recitare il loro spettacolo in quel luogo dove si trova “tutto l’infinito che è negli uomini”, il giusto luogo per la poesia ed il teatro. Tuttavia, Ilse rifiuta, scegliendo di recitare nella realtà e di portare il suo spettacolo ai Giganti della Montagna.
Il finale si chiude con l’arrivo minaccioso dei Giganti della montagna, che rappresentano la brutalità dell’uomo, il materiale, l’ottusità, l’ignoranza, l’egoismo, tutto ciò che toglie umanità all’uomo.
A questo e alla brutalità del giornaliero si può, tuttavia, resistere con il sogno, la fantasia, la poesia e l’immaginazione, è sufficiente crederci “come fanno i bambini”.
Le ultime parole che Pirandello, consapevole di stare per morire, riesce a scrivere per questo testo e per il suo teatro sono: “Io ho paura, ho paura”.
È questa la frase che pronuncia Ilse di fronte all’arrivo dei Giganti della Montagna. L’opera incompiuta si ferma qui. “Il finale non scritto” – dice Gabriele Lavia nelle note di regia – “vorrei che fosse una speranza, meglio, una certezza laica, che la poesia non può morire”.
Lo spettacolo è davvero imperdibile, di altissima levatura artistica, con più di venti attori di grande talento, con scenografia e costumi magnifici, in cui emerge chiaramente come tutto sia curato nel minimo dettaglio.
“I Giganti della Montagna” di Luigi Pirandello con la regia di Gabriele Lavia è in scena dal 13 al 31 marzo al Teatro Eliseo – Roma.