Dal 18 ottobre 2023 al 10 marzo 2024 al Museo dell’Ara Pacis di Roma la retrospettiva dedicata alle opere di Helmut Newton suddivise nei periodi storici fondamentali dell’artista con oltre 200 scatti di cui 80 esposti per la prima volta. La mostra è curata da Matthias Harder direttore della Helmut Newton Foundation e da Denis Curti direttore artistico de Le Stanze della Fotografia di Venezia
Il percorso della mostra è articolato in diverse sezioni ognuna rappresentante un periodo storico e l’arte di Helmut Newton il fotografo delle attrici e delle modelle. La sua carriera iniziata a soli 16 anni a fianco della famosa fotografa tedesca Yva dalle opere caratterizzate da tratti onirici. Ben presto Helmut superò gli insegnamenti della maestra ed aprì nel giro di pochi anni lo studio a Parigi. Era il 1961 e Newton cominciò ad affermarsi con le riviste Vogue, Queen ed Elle. Questa è nel percorso della mostra la parte dedicata ai Sixities.
In questi anni le sue opere rappresentano modelle vestite e spesso in situazioni estreme, famosa per British Vogue “Mansfield”, London del 1967 in cui la modella scappa da un aereo planante sulla pista di atterraggio, oppure la modella con l’orso per French Vogue del 1969 o le immagini contrasto bellezza-forza bruta, apollineo e dionisiaco delle modelle con le scimmie per la rivista “Elle”, 1967.
Helmut sembra cercare la trasgressione in qualcosa che colpisca lo spettatore ma è solo nella sezione dedicata agli anni settanta che il fotografo comincia a rivelarsi.
L’artista viaggia tra New York, Miami, Las Vegas, Berlino, Roma e Saint- Tropez, diviene selettivo sui lavori a lui commissionati e le sue foto prendono un taglio diverso.
Elisa Perett vestita da coniglio in uno scatto a New York del 1975 ne è l’emblema. La donna non è più in movimento, è ferma e sensuale, sicura di sé. Sicurezza che negli anni si trasformerà in fierezza e sfida.
Il culmine della bellezza Helmut lo raggiunge con Charlotte Rampling all’Hotel Nord Pinus ad Arles nel 1973. Denis Curti ci racconta a proposito un delizioso aneddoto: “lei (Charlotte Rampling) ha bisogno di uno foto e con Helmut passano tutta la notte in un albergo per lo shooting ma capiscono che la foto non c’è, non viene e, nel cuore della notte, decidono di scendere nella hall di questo albergo dove lei si siede nuda e ha ancora in mano le chiavi della camera, le sigarette e c’è un bicchiere d’acqua. In quella foto c’è una tensione pazzesca, sono in un albergo, in piena notte dove lei è nuda su un tavolo. Ed è questa tensione emotiva che si percepisce nella foto e che è creata dalla tensione della situazione”.
In quegli anni Charlotte Rampling stava interpretando “Il portiere di notte” di Liliana Cavani che uscirà nel ’74. Un film di cui aveva letto la sceneggiatura, che tratta il nazismo e la sessualità.
Anche se Newton fu accusato di rendere la donna oggetto, in realtà molti dei soggetti femminili lo hanno “usato” e dichiarano che Helmut non aveva mai chiesto niente ma anzi che veniva loro naturale creare delle situazioni e spogliarsi per uno scatto ad arte.
Newton fu sempre accusato di essere il protagonista del mito negativo della donna-oggetto mentre le modelle e le attrici che hanno lavorato con lui sono delle amazzoni vestite di fierezza.
“Bisogna sempre essere all’altezza della propria cattiva reputazione” la frase che ripeteva quando veniva accusato. Helmut al contrario le amava moltissimo, le rispettava, non chiedeva mai niente, metteva solo in scena perché “la fotografia è l’ultimo atto di quello che io voglio far vedere delle mie idee e del mio punto di vista”.
Ed è appunto negli anni ’80 che lo scandalo del nudo prende forma per poi trovare il culmine nei Nineties (esposta nel percorso della mostra troviamo una meravigliosa Monica Bellucci in Blumarine, Nice 1993) e i bellissimi e fieri nudi.
Un dettaglio importante della mostra sono le stampe analogiche vintage che, come quelle piccole senza passepartout, sono originali e provengono dalla Fondazione, mentre le altre sono state realizzate oggi perché esistevano solo i provini.
Da notare il percorso di accessibilità per il pubblico non vedente e ipovedente.
La Sovrintendenza Capitolina e il Museo dell’Ara Pacis mettono a disposizione del pubblico:
• 7 audiodescrizioni di sezione + 12 audiodescrizioni di opere che accompagnano il visitatore nella fruizione della mostra. I file audio, caricati su Audiopen, si attivano a contatto con il codice a rilievo posizionato sulle didascalie delle opere selezionate. Per ascoltare l’audio racconto possono essere usati auricolari propri o cuffiette usa e getta disponibili in museo. L’Audiopen è gratuita e rilasciata su richiesta in biglietteria, presentando un documento di identità. Il personale del museo è a disposizione per ogni indicazione utile ad agevolare la visita.
• 6 disegni tattili posizionati lungo il percorso mostra in corrispondenza delle opere originali
• mappa tattile a rilievo del percorso mostra con indicazione dei punti di ascolto
Le audiodescrizioni sono realizzate a cura di RAI Pubblica Utilità (descrizione delle foto: Marco Savegnago; voce narrante per la descrizione delle foto: Morgana Giovannetti; voce narrante per la parte informativa e di introduzione alle singole sezioni: Gaetano Lizzio).
Mappa e disegni tattili sono realizzati in collaborazione con Società Cooperativa Sociale Radici.