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Filosofi lungo l’Oglio: le emozioni della XIX edizione del Festival sul pensiero contemporaneo

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Filosofi lungo l'Oglio 2024

Mentre è già scattato il countdown per la XX edizione del Festival Filosofi lungo l’Oglio, che nel 2025 avrà per tema Esistere, affidandone la trattazione ai più rinomati maître à penser italiani ed internazionali, la Fondazione Filosofi lungo l’Oglio presenta il video con i momenti più salienti della XIX edizione

 

A declinare la parola chiave del 2024, Desiderare, in un crescendo di approfondimenti, riflessioni, di piste d’indagine offerti da un panel di relatori d’eccezione, in ordine di apparizione: Massimo Recalcati, Francesca Rigotti, Haim Baharier, Andrea Tagliapietra, Franco Arminio, Massimo Cacciari, Stefano Zamagni, Umberto Curi, Enzo Bianchi, Luigi Zoja, Francesca Nodari, Catherine Chalier, Maurizio Bettini, Mons. Vincenzo Paglia, Danielle Cohen-Levinas, Vanni Codeluppi, Isabella Guanzini, Marino Niola ed Elisabetta Moro, Francesca Romana Recchia Luciani, Duccio Demetrio, David Le Breton, Salvatore Natoli, Massimiliano Valerii, Umberto Galimberti, Giuseppina De Simone, Francesco Miano e Maria Rita Parsi.

Umberto Galimberti e Francesca Nodari
Una Kermesse che ha registrato un’affluenza da record e che si appresta a coinvolgere maggiori comuni, ospiti e spettatori. Solo quest’anno, nei 30 appuntamenti disseminati nel territorio delle province di Brescia, Bergamo e Cremona, si sono registrate ben 48.000 presenze, con punte di 1500 persone a serata: un esempio lampante del bisogno del pubblico di affidarsi a ragionamenti e riflessioni filosofiche per comprendere e vivere la complessità della società contemporanea.

“Un Festival che si conferma – come ribadisce la filosofa Francesca Nodari, direttore scientifico della manifestazione – non solo un momento di approfondimento culturale, ma anche un luogo di incontro e confronto, capace di attrarre un pubblico eterogeneo per età, provenienza e formazione, rispondendo al bisogno di riflettere su temi universali e attuali, in tutte le sue sfaccettature.

Così sarà anche per Esistere: parola chiave scelta per la ventesima edizione del Festival, che ci consentirà – ne siamo certi – grazie alle plurivoche declinazioni che verranno offerte dai relatori e relatrici d’eccezione di fare il punto sulla complessità del nostro stare al mondo oggi.

Esistere, di primo acchito sembra un coccetto semplice ed evidente. Un sinonimo di essere. Nel linguaggio comune esistere sta per essere, essere vivi, presenti, mentre nel linguaggio filosofico i due infiniti dovrebbero esibire una forte dicotomia, ma anche in questo caso spesso si sovrappongono: si pensi alla celeberrima asserzione di Cartesio: cogito ergo sum.

Penso dunque sono, penso dunque esisto. Esisto in quanto penso, sono in quanto pensante. Sono nella realtà, sono cosa, ma sono cosa che pensa ed esiste. Proprio questo è il senso specifico, filosofico, di esistere: essere nella realtà, esserci realmente. Ciò che è esiste, era la posizione di Aristotele.

Sarà Tommaso d’Aquino a distinguere l’essenza di una cosa dalla sua esistenza. Questo rimanda, all’indietro e in avanti nel tempo, alla celebre prova ontologica dell’esistenza di Dio, enunciata per la prima volta da Anselmo d’Aosta e in seguito ripresa o criticata. Nella filosofia contemporanea l’esistere assume forme e significati lontani da necessità e contingenza.

Si pensi, ad esempio, al noto movimento filosofico e culturale, denominato esistenzialismo, che pone in primo piano l’esistenza, intesa come il modo di essere tipico e problematico dell’uomo nella sua singolarità vissuta.

All’ottimismo filosofico dell’Ottocento era subentrato un forte senso di dubbio e di incertezza ed era caduta la fiducia nella possibilità della ragione di dominare la realtà.

Ora in questo nostro preciso momento storico dove prevalgono le passioni tristi, dove il capitalismo finanziario ci illude di soddisfare desideri, che non sono altro che bisogni, dove il cambiamento climatico, il moltiplicarsi di focolai di guerra nel mondo sono sotto gli occhi di tutti, dove la paura cresce e si fa fatica a guardare al futuro.

Non possiamo forse affermare che ci troviamo nel bel mezzo di un salto d’epoca in cui oggi, come allora, emerge la fatica di comprendere la realtà, di assumere una posizione ben precisa che il nostro esserci nel mondo richiede?

L’inverno demografico, il crollo del desiderio, la frantumazione del simbolico, la dittatura della prestazione e del consumismo, la stessa andatura sonnambolica che, secondo il 57° Rapporto del CENSIS caratterizza, ad esempio, la società italiana – “cieca davanti ai presagi, intrappolata nel mercato dell’emotività, non più alla ricerca dell’agiatezza, ma di un spicchio di benessere quotidiano” – , non sono forse degli indicatori che richiedono approfondimenti, riflessioni, analisi?

Che cosa resta, oggi della nostra esistenza? Crediamo che sia proprio a partire da questi inevitabili premesse che, il tema in oggetto ci aiuterà ad avvicinare e ad auscultare la complessità della nostra società planetaria, e dunque, non esitandosi a calarsi tra le pieghe del nostro reale”.