È terminata Domenica 2 giugno la quinta edizione del “Festival della Psicologia”, organizzato dall’Ordine degli psicologi del Lazio presso il Teatro India. Lo scopo è quello di avvicinare i cittadini alla psicologia, attraverso incontri informativi e laboratori pratici.
Un percorso articolato in tre giornate intense, gratuito e molto arricchente dal punto di vista culturale!
“IO SONO QUI” il titolo scelto per questa edizione: esserci, stare e definirsi in un contesto sociale e culturale in continuo mutamento e non sempre di facile comprensione.
Tra gli argomenti affrontati, mi ha colpito la presentazione del fenomeno degli Hikikomori.
L’incontro è stato presentato dalle Psicoterapeute Rosanna D’Onofrio (Coordinatrice Regionale dell’area Psicologia dell’Ass. Hikikomori Italia per il Lazio) e Chiara Illiano (coordinatrice dell’area psicologica per il Lazio dell’Ass. Hikikomori Italia Genitori Onlus).
Chi sono gli Hikikomori?
Hikikomori è un termine giapponese, che significa “stare in disparte” e viene usato in riferimento ad adolescenti che decidono di isolarsi dalla società. Il termine fu coniato dallo psichiatra Tamaki Saitō, quando notò la similarità sintomatologica di un numero sempre crescente di adolescenti che mostravano apatia, incomunicabilità e isolamento. Molto diffuso in Giappone, negli ultimi anni il fenomeno è aumentato anche in Italia, soprattutto tra gli adolescenti. Nonostante la sua manifestazione sia identificabile durante la preadolescenza, l’adolescenza e nei giovani adulti, in rari casi può insorgere anche in età più avanzata.
Tra i principali campanelli di allarme degni di attenzione troviamo:
- Ritiro scolastico
- Disinteresse nelle interazioni con i coetanei
- Disturbi nel ritmo sonno-veglia
- Ritiro prolungato nella propria stanza
- Preferenza per attività solitarie, in genere legate all’utilizzo di dispositivi tecnologici (internet, videogiochi)
Al momento non è stata identificata una causa specifica del fenomeno Hikikomori, ma si pensa che sia la risultante di una serie di concause caratteriali, sociali e familiari. Attraverso le osservazioni dei professionisti dell’Associazione Hikikomori Italia, emerge la presenza di alcuni fattori comuni a molti giovani che hanno manifestato questo disagio:
- Estrema sensibilità, intelligenza nella media o sopra la media
- Difficoltà a gestire le frustrazioni quotidiane e in particolare relative alla socialità
- Visione molto negativa e cinica della società
- Famiglie spesso iperprotettive
È bene specificare che l’associazione Hikikomori Italia esiste per offrire sostegno a 360 gradi. Prendendo in carico tutti i componenti del nucleo famigliare punta, soprattutto nella fase iniziale, ad eliminare i sensi di colpa genitoriali.
Molto efficaci risultano essere i gruppi di auto mutuo aiuto in cui famiglie che vivono esperienze simili possono confrontarsi e sentirsi meno sole. Purtroppo, alcuni genitori sono convinti che il tipo di educazione trasmessa ai propri figli abbia favorito l’insorgenza del fenomeno ma, nonostante si sia osservato uno stile iperprotettivo comune a molte famiglie di giovani Hikikomori, non vi è alcun riscontro scientifico che possa confermare questa ipotesi. Si tratta, quindi, soltanto di un’osservazione basata sull’esperienza, utile per aiutare le famiglie ad adottare strategie comunicative differenti. Tra gli obiettivi proposti vi è la responsabilizzazione di figli e genitori verso l’autonomia e la gestione delle frustrazioni, senza puntare il dito o ricercare colpe di alcun genere.
L’ambiente scolastico è vissuto con sofferenza poiché espone i giovani al confronto con i pari e si fonda su criteri valutativi basati sulla performance. Questa realtà è percepita con molta ansia e la pressione sociale legata al contesto scolastico porta i giovani hikikomori all’abbandono degli studi.
Pur non essendo considerata una vera e propria patologia psichica, l’hikikomori può soffrire di ansia, depressione e disturbi psicosomatici, come conseguenza di una scelta netta di isolamento che genera vergogna e senso di inadeguatezza.
Il nucleo della problematicità ha a che fare con la gestione delle relazioni anche se, non di rado, i giovani hikikomori scelgono di mantenere un contatto virtuale con il mondo esterno utilizzando internet, i social e informandosi attraverso il web. Pertanto è sconsigliato vietare l’utilizzo di internet ma, anzi, la realtà virtuale può essere utile come canale di accesso comunicativo con i giovani.
L’isolamento, che può durare anche alcuni anni, non si risolve quasi mai spontaneamente. Risulta necessario rivolgersi a psicoterapeuti che sappiano riconoscere il fenomeno per aiutare i giovani a superare questa condizione di stallo, che può causare gravi conseguenze a livello psichico. Nonostante i casi di hikikomori siano in forte aumento anche in Italia, non vi è ancora una conoscenza approfondita al riguardo e si rischia spesso di porre diagnosi di fobia sociale, dipendenza da internet o depressione ricorrendo ad interventi inadeguati.
Il primo passo utile per aiutare un hikikomori consiste nel riconoscere il suo disagio, senza confonderlo con altre condizioni psicopatologiche. Se avete l’impressione che vostro/a figlio/a stia entrando in questo circolo vizioso di isolamento, in questo articolo trovate i riferimenti per capire meglio di cosa si tratta e a chi potersi rivolgere.
Dott.ssa Simona Bianchini
Psicoterapeuta