Attivi nove centri di recupero della Lipu grazie all’impegno dello staff e dei volontari. Dall’inizio dell’emergenza ricoverati 458 tra uccelli e mammiferi
“In questi giorni gli uccelli selvatici sono nel pieno delle attività di nidificazione: è bene non disturbarli e non raccoglierli, salvo i casi in cui appaiano in evidente difficoltà. Sarebbe doppiamente sbagliato: per il loro benessere, e per non creare inutili spostamenti delle persone”.
È l’invito della Lipu a tutti i cittadini i quali dovessero imbattersi, nei prossimi giorni, in cuccioli o pulcini di specie selvatiche. “La stagione riproduttiva è iniziata e molte specie di uccelli si apprestano a costruire il nido o ad insegnare ai propri piccoli come muoversi nel territorio e fuori dal nido – spiega la Lipu – si tratta di momenti molto delicati per tutti gli uccelli, che in questi momenti sanno bene, grazie all’istinto, come comportarsi, sia covando le uova che insegnando ai piccoli a sopravvivere.
Raccoglierli qualora non sia necessario, significherebbe strapparli alle cure dei genitori.
Se, infatti, da una parte soccorrere un animale selvatico in difficoltà è un gesto di alta sensibilità, dall’altro è necessario essere consapevoli che un intervento errato può pregiudicarne la salute e la successiva possibilità di tornare libero in natura”.
Un’attività, quella del recupero della fauna selvatica, che, nonostante l’emergenza coronavirus, e nel pieno rispetto delle indicazioni dei decreti in vigore non si ferma.
L’associazione è attiva infatti con nove centri recupero sul territorio nazionale che continuano, grazie allo staff e all’aiuto di 90 volontari, contingentati per via dell’emergenza rispetto ai 450 che in condizioni normali operano in quelli che sono veri e propri ospedali per animali selvatici in difficoltà.
Nell’ultimo mese, da quando cioè è iniziata l’emergenza, i centri della Lipu hanno ricoverato già 458 animali, di cui 402 uccelli (93 i giovani o nidiacei) cui si aggiungono mammiferi, rettili e anfibi.
Un numero che costituisce soltanto una parte dei 28mila animali ricoverati ogni anno presso i centri recupero o soccorsi dalle altre strutture della Lipu.
“Attualmente – sottolinea la Lipu – l’attività di accoglienza, cura e riabilitazione svolta all’interno dei centri recuperoviene effettuata con la messa in atto di misure precauzionali, tra cui quella di evitare contatti diretti con le persone che consegnano gli animali. Per questo è necessario che i cittadini che contattino preventivamente i centri al telefono, per farsi dare le indicazioni sulle modalità di consegna ma soprattutto per chiedere agli esperti se quell’animale necessita davvero di essere soccorso”.
In merito alla possibilità di spostarsi sul territorio per il soccorso della fauna selvatica, la Lipu ha scritto, nelle scorse settimane, alle autorità (Presidente del Consiglio, Ministro dell’Ambiente, Carabinieri forestali) per avere chiarimenti in merito. In attesa di una risposta ufficiale, sembra emergere da alcune note del ministero della Salute (2, 12 e 18 marzo) che è consentito spostarsi sul territorio “per esigenze connesse alla salute e al benessere stesso degli animali”. Dunque, gli spostamenti per il soccorso degli animali, siano essi da parte di staff e volontari che dei cittadini che li rinvengono e li conducono ai più vicini centri di recupero, sembrano essere ammessi dalla decretazione vigente. A tal fine la Lipu ricorda di compilare sempre l’autocertificazione prevista dai DPCM, indispensabile per spostarsi, e comunque di limitare i movimenti allo stretto indispensabile.
Un appello, infine, la Lipu lo rivolge alle amministrazioni comunali e ai privati a proposito delle potature degli alberi.
“In questo periodo è doppiamente necessario evitare le potature: per non danneggiare la nidificazione, protetta anche dalla legge, e per evitare che la rimozione dei nidi possa generare ulteriori spostamenti delle persone che devono prestare soccorso agli uccelli”. Fare questo consentirebbe ai piccoli uccelli di utilizzare alberi, cespugli o piante ornamentali come rifugio e casa per i propri pulcini. “Un modo per contribuire al bene collettivo – conclude la Lipu – e aiutare la natura, in un momento difficile come questo”.
Fonte: comunicato www.lipu.it