Il 22 aprile è La Giornata della Terra (Earth Day), la ricorrenza in cui si celebra la salvaguardia dell’ambiente
In questi giorni di quarantena i più fortunati si sono chiesti più volte come sarà dopo, certi che non sarà più come prima, almeno nelle nostre menti, ma saremo capaci di far tesoro del silenzio delle nostre città, dell’aria più fine ed il tempo rallentato?
Intanto diamo un’occhiata a quello che sta accadendo alla Terra.
Tempo fa lessi un articolo molto interessante su Chernobyl del Savannah River Ecology Laboratory dell’Università della Georgia che, con trenta telecamere UGA, studiò per cinque settimane l’ambiente isolato e ostile per l’uomo di Chernobyl ma non per la natura che in breve tempo si è “ripristinata”. L’articolo era del 2016, dopo quattro anni la situazione sarà ancora migliorata, gli animali selvatici, soprattutto mammiferi, hanno già ripopolato il sito.
Oggi, una pandemia mondiale ha costretto tutti i paesi a ricorrere a misure straordinarie mai adottate prima, e quando dico mai è veramente mai.
Non si erano viste le nostre città vuote con tutte le strutture architettoniche ben erette che padroneggiano nel silenzio.
Come il popolo Maya, non abbiamo lasciato tracce, ma invece di essere spariti nel “nulla”, a seconda delle diverse teorie, noi ci siamo, in casa, tutti un po’ diventati “guardoni” come James Stewart e Grace Kelly nel film “La finestra sul cortile”, 1954 di Hitchcock.
Ci siamo accorti di vicini di cui ignoravamo la presenza e abbiamo notato che ogni movimento è ripetitivo, tendiamo a fare le stesse cose alle stesse ore come se la presunta padronanza del tempo ci rassicurasse.
E, mentre siamo abituati a vedere paesaggi naturalistici senza la presenza umana, non lo siamo delle nostre città. Così pur nella più atroce disperazione dobbiamo ammettere che le città senza di noi sono bellissime.
Il biossido di azoto NO2 in Italia nella Pianura Padana secondo un comunicato di ISPRA registra una diminuzione fino al 50% in poche settimane. Stessa cosa in Cina, secondo le immagini satellitari della NASA che hanno dimostrato lo stesso trend solo dopo pochi mesi della chiusura della maggior parte delle industrie. Infine la richiesta di una tregua dal parte del Segretario Generale delle Nazioni Unite António Guterresper nei paesi in guerra da troppo dimenticati.
Allora la domanda d’obbligo è questa, siamo sicuri di voler tornare come prima?
La Natura come a Chernobyl continua a dimostrarci che va benissimo avanti anche senza di noi, anzi meglio. Avete notato nelle città la presenza sempre più popolosa di animali e la brevità di tempo nella quale riconquistano spazi antropotizzati? L’aria più fine? Il silenzio della notte? Il cielo ancora più blu?
All’improvviso Greta Thunberg non ha più motivo di essere attivista (forse per l’uso di guanti in plastica sì), stiamo con le nostre famiglie, leggiamo, cuciniamo e siamo un po’ meno propensi all’immagine perfetta sui social, siamo diventati più reali.
Non torniamo come prima, facciamo un passo avanti e che questo momento doloroso e di sacrificio possa servirci per essere migliori, non domani, oggi.