Il Metodo Feldenkrais e la quinta Età, si può essere giovani dopo i sessant’anni?
Lavoro a Roma da due anni e ho notato che il metodo Feldenkrais è ancora poco conosciuto, non solo rispetto ad altri paesi europei ma anche rispetto a Milano dove avevo lo studio sino a poco tempo fa.
Ho quindi deciso di parlarne, anche se le persone, in generale, sono piuttosto diffidenti con le novità e preferiscono andare sul conosciuto: ginnastica dolce, yoga, pilates.
Queste discipline vanno bene ma perché non aprirsi anche a qualche cosa di nuovo? Perché non provare almeno a fare una lezione?
Cos’è questo metodo ancora un po’ sconosciuto?
Si tratta di una tecnica di apprendimento mente/corpo interessante, che lavora sul movimento corporeo e sulla coordinazione attraverso il sistema nervoso. Non è una ginnastica ma, appunto, una tecnica di apprendimento.
In due anni ho avviato diversi corsi per adulti sia a Roma sia a Monterotondo, e ormai mi è chiaro che il target d’elezione, le persone che naturalmente sono attratte da questo tipo di lavoro su di loro, vanno dai 45 ai 60 anni di età.
Pochissimi sono i partecipanti al di sotto o al di sopra di questi valori e se andiamo sotto i 40 o sopra i 70 anni si riducono di molto. Ma perché? mi sono chiesta, visto che il programma di lezioni è molto variegato.
Si tratta sia di movimenti molto dolci, svolti lentamente e senza affaticamento fisico che di movimenti dove viene richiesto più impegno fisico come fare capriole, salti, trottole e camminare in quadrupedia, anche sotto forma di gioco.
Così ho deciso di proporre il corso a persone di target diverso da quello usuale, come persone con più di 75 anni oppure ragazzi dai 20 ai 25 anni, ed infatti collaboro da pochi mesi con un Campus Universitario a Roma dove insegno ad un gruppo di giovani universitari.
Inizialmente avevo chiamato il corso per i grandi “Over 65”. Ma devo confessare che sono stata molto in dubbio sul quel titolo perché indecisa sul valore di quell’ over 65. E chi sono gli over 65 oggi?
Sentirsi anziani è anche un atteggiamento mentale!
Riflettendo su questi temi mi sono ricordata di un articolo del Corriere della Sera che avevo letto e conservato a maggio del 2016 dal titolo “La Quinta Età”.
Già perché parlare di terza età mi pare, oggi, davvero troppo restrittivo!
Io penso che “sentirsi” anziani a 65 anni sia davvero una cosa sbagliata, considerati i cambiamenti e le trasformazioni che l’umanità vive da alcuni decenni. Basti solo pensare che gli studiosi invitano ad aggiornare la classificazione della vita, anche solo per il fatto che oggi si lavora fino a 67 anni. E allora?
Io penso che l’età non sia solo un limite ma anche una grande risorsa, un potenziale che prima di tutto, deve essere esplorato ed accettato da noi, nel profondo di noi stessi.
La condizione importante per tutti è che si parli di salute o meglio che ci sia salute: salute fisica, salute mentale (curiosità, voglia di vivere, voglia di esplorare, voglia di allargare gli orizzonti).
E se la vita inziasse dopo i 60 anni?
Faccio lezioni Feldenkrais e lavoro per il Benessere da parecchio tempo con diverse tecniche e quello che propongo alle persone che lavorano con me è un invito ad abbandonare/modificare vecchi schemi, vecchie posture, vecchi modi di pensare. Ogni volta mi rendo conto di quanto sia difficile. Le nostre abitudini e la paura di cambiare, anche se è fonte di malessere, spesso è davvero così radicata che le abitudini sono lì, davvero radicate sul fondo .. e appena possono escono fuori a fare anche grandi danni!
Ma la via d’uscita esiste. Tante volte ho avuto e seguito nei miei corsi persone “impantanate” in situazione davvero complicate, che poi… ad un certo punto, ecco la svolta, cercata o a volte capitata, e la loro vita subisce un radicale cambiamento e si ritrovano a fare cose che non facevano da anni come uscire la sera, ballare, avere una nuova relazione affettiva.
Ma torniamo alla nostra magica quinta età: nel secolo scorso, secondo alcuni studi la “speranza di vita residua” a 65 anni negli anni ’50 era di tredici anni e si entrava nella categoria degli anziani.
Ma oggi è ancora così ? Le statistiche parlano di altri numeri.
Qualche anno fa ho incontrato un dentista che faceva con me un corso di riflessologia plantare. È una persona davvero curiosa, molto interessata alle discipline olistiche.
Era lì per capire meglio il concetto di “malattia e salute “ per poterla applicare anche nel suo campo professionale.
All’epoca era tra i primi medici che affrontavano le discipline olistiche ed io era molto interessata a capire cosa spingeva persone con un imprinting molto pragmatico-scientifico ad affrontare questo mondo, all’epoca, ancora molto pionieristico.
Oggi molti medici, fisioterapisti o infermieri si sono avvicinati a questo mondo ed integrano alcune tecniche nella loro professione mentre all’estero addirittura gli ospedali si sono aperti a queste discipline.
Lui avrà avuto una ventina di anni più di me ma era dinamico, curioso ed interessato a capire meglio di quanti strati è fatta la salute!
Ad un certo punto è venuto fuori il discorso “età ed invecchiamento” e lui mi ha dato la sua visione davvero molto positiva e costruttiva.
Vedeva l’invecchiamento come una possibile crescita in ambiti diversi della vita, senza più le pressioni di quando si era più giovani. Pressioni per la carriera, i soldi, il prestigio, i figli, le tempeste ormonali e quant’altro. Poi finalmente una possibilità di rivisitare angoli di vita non esplorati prima, un po’ per mancanza di tempo, un po’ per la fretta di arrivare dove non si sa ancora…
Nella sala d’aspetto del suo studio tiene a disposizione dei clienti molti libri sul tema dell’invecchiamento perché vuole spingerli a riflettere più a fondo e quell’attesa può essere secondo lui una pausa per sfogliare i suoi libri e le sue riviste. Io sono andata a trovarlo ed ho visto una intera biblioteca in cui l’argomento principale è invecchiare in modo positivo o, meglio, quello di rivalutare questa fase importante della vita con un’ottica più positiva.
È stato come un seme, messo lì, uno spunto di riflessione che ogni tanto parte da solo ed arriva da qualche parte, poi si ferma ma poi quando meno me lo aspetto, riparte sempre con nuova consapevolezza.
Centenari in crescita in italia!
Ho letto un articolo intrigante sul Corriere della Sera di mercoledi 13 giugno scritto da Alessandro Fulloni.
Questo articolo ha come tema l’incremento delle persone che superano i 100 anni in Italia.
Secondo i dati ISTAT gli italiani con più di 100 anni sono 17.630 di cui oltre 14 mila donne! Ma a parte questo, mi piace davvero pensare che non solo la possibilità di diventare sempre più grande sia possibile, ma di diventarlo in modo consapevole e positivo.
L’articolo ci racconta di come queste persone (gli intervistati sono 4) passano le loro giornate.
L’elemento comune a tutti (per me una conferma emozionante) è che si sono trovati interessi o contatti che stimolano il loro desiderio di vivere: chi scrive poesie, chi non ha perso la voglia di stare nel mondo e legge giornali e articoli, chi invece vuole narrare la propria esperienza scrivendone un libro e chi ovviamente, vuole preservare le piccole cose di tutti i giorni: cucinare, fare una passeggiata, sentire i figli o i nipoti.
Ho fatto una riflessione positiva e una un po’ meno positiva.
La prima è che è davvero bello poter pensare di invecchiare in “salute”, la seconda è che sono sempre più convinta che molte persone invecchiano prima con la testa e poi con il corpo, semplicemente perché pensano che ormai a 50-60 o 70 anni certe cose non sono più concesse.
Così quando vengono da me persone con più di 80 anni e tanta voglia di stare bene e vedo come cambia il loro modo di muoversi nello spazio e nel tempo, mi rendo conto che non c’è limite nell’apprendimento ed anche nella ricerca del proprio piacere!
Sempre più convinta.. Io voglio invecchiare ringiovanendo.. e voi?
Ecco perché voglio proporre questo corso a persone che desiderano invecchiare con grazia, in modo elegantemente consapevole ma anche in modo gioioso, con la voglia di ritrovare quel corpo bambino che si è un po’ smarrito in mezzo a tanti stereotipi e che sul fondo è ancora lì!
Nei corsi dove ho persone un po’ più grandi, spesso mi capita di proporre movimenti alternativi a cui non sono abituati e sento una forte “resistenza”. Del tipo: “questo corso non è adatto a me”, “non ce la farò mai”, “ma io questi movimenti non posso farli” ecc. ecc. e mi fanno vedere i soliti addominali, la solita bicicletta che fanno a casa, tutto ottimo e tutto utile, ma perché fare un corso per quello che già si sa fare?
Il corso serve per esplorare ciò che si ha timore di fare a casa da soli e che non si “osa” fare.
E io sono li per questo, per “sfidare” e “far uscire” una grande voglia di vivere anche a chi pensa che “ormai è troppo vecchio”.
Così vi stimolo a riflettere sull’età che vi sentite nel profondo quando d’estate vi trovate sul mare a godervi un tramonto di fuoco o quando sentite di nuovo il corpo che pulsa o il cuore che batte per qualcuno anche per il vostro nipotino!
E giusto per farvi sorridere prima di chiudere, a 75 anni si è ancora “giovani anziani”, quindi largo alla vita e largo alle esperienze. Mi spiace vedere persone che vengono da me con tanti “limiti di movimento” a causa prima di tutto del loro schema di pensiero e poi, di conseguenza, del loro movimento.
Vi aspetto anche solo per una chiacchierata durante la quale proverò ad indovinare la vostra età e voi la mia, senza dircelo prima!
Immagine di copertina: Pixabay