In questi primi giorni dell’anno non si legge altro che sfilze di buoni propositi un po’ ovunque. Azioni che non si sono riuscite a fare nell’anno appena passato, trovano (forse) speranza di realizzazione in quello che verrà
Si tratta perlopiù di intraprendere un viaggio, fare un acquisto importante, iscriversi in palestra, imparare una lingua straniera, non saltare le lezioni di yoga, ecc… Azioni che non si sono potute fare per mancanza di soldi o coraggio. E come accade al principio di ogni impresa, non si può annunciare se sia totalmente sensata o totalmente insensata, e lo stesso vale nel darsi nuovi propositi. L’unica regola, a mio avviso, è non eccedere nella rigidità, se non si vuole incorrere in fallimenti o sensi di colpa. Mai è una parola pericolosa, alla stregua di sempre.
Per cui, ad esempio, ripromettersi di mangiare sano e rinunciare a tutte le “schifezze”, è fuor di dubbio un comportamento giudizioso, ma forse non pienamente realizzabile, pertanto, ci si potrebbe accontentare di un compromesso come quello di “mangiare meglio”. Questo ci consente di approntare un cambiamento al nostro stile di vita sicuramente in positivo, conservando tuttavia uno spazio alla pigrizia. E’ importante attivare un movimento interno, un intento, godere di quella frenesia che ne scaturisce, ma accettare anche di non riuscire a portarlo a termine; il progetto potrà sempre essere ripreso in seguito.
Non si tratta di una competizione con se stessi, ma di intraprendere una nuova rotta che nasce dal desiderio di migliorare un po’ la propria condizione.
A volte basta davvero esercitare una lieve variazione al programma quotidiano, per aprire scenari inimmaginabili. Come cambiare il percorso per tornare a casa dal lavoro, comprare una rivista che mai avresti pensato di aprire, sintonizzarsi su un’altra frequenza radiofonica. A volte il cambiamento nasce da un piccolo gesto, come fare una telefonata ad una persona che non si sente da tanto tempo ma che non è mai sparita dalla mente. L’intento non è quello di recriminare sul motivo per cui i rapporti si sono interrotti, ma per spegnere quel senso di irrequietezza che non è mai sfumato.
Mai tornare indietro, volgere sempre lo sguardo avanti.
Se manca il coraggio e con quello anche la voce, inviare un messaggio può avere lo stesso fine, “Ciao come stai?” Potrebbe non esserci un seguito, ma nulla è impagabile come non avere rimpianti e se poi l’esito è favorevole, la lettura di una risposta vi infonderà il corpo di un rinnovato calore, e alla fine vi sentirete più leggeri.
Questo preambolo ci porta a una domanda più ampia: Perché le persone si pongono dei propositi?
Gli esseri umani bramano lo scopo e soffrono psicologicamente quando non ce l’hanno.
Porsi un obiettivo sembra essere una componente fondamentale per una vita appagante. Averlo, significa avere una ragione per volersi migliorare. Quando siamo armati di buone intenzioni, cioè presi ognuno dal proprio proposito, la vita diventa in qualche modo anche più facile. Si diventa più mono-focalizzato. Come una freccia che vola verso il suo bersaglio, e la mente si sente positivamente tesa e si avverte uno stato di potenza, con meno spazio per la negatività.
Quando non abbiamo scopi, progetti, siamo più vulnerabili alla noia, all’ansia e alla depressione e, in alcuni casi anche inclini all’abuso di sostanze.
Il disagio psicologico che si sperimenta quando l’attenzione non è occupata da cose o azioni esterne può trovare un terreno fertile all’irritazione, alla frustrazione, e sfociare in disturbi di varia entità. A maggior ragione in certi momenti difficili della vita, focalizzarsi esternamente e darsi una causa per incanalare le energie mentali verso il suo raggiungimento, ci mette al riparo da pensieri e sentimenti negativi.
Infine, lavorare verso un obiettivo implica che riteniamo che l’obiettivo sia raggiungibile e che le nostre vite cambieranno in meglio una volta raggiunto. Per cui ben vengano i buoni propositi per l’anno appena iniziato, ma che siano realizzabili.
È tutto nella mente.
– George Harrison