Mercoledì 13 marzo all’Auditorium Parco della Musica nella Sala Sinopoli tre grandi solisti del loro strumento hanno interpretato lo speciale programma dedicato a Johannes Brahms con i Trii per archi e pianoforte. Sul palco il violoncellista franco-tedesco Nicolas Altstaedt, il violinista ungherese Barnabás Kelemen e il pianista tedesco Alexander Lonquich
Un inizio glorioso con l’Allegro del Trio in Do maggiore per archi e pianoforte n.2 op.87 di Johannes Brahms composto nel 1880, e trionfante è la sua conclusione. Al violino Barnabás Kelemen e al violoncello Nicolas Altstaedt dominano il movimento Andante con moto e il Thema mit varationen-Andante con moto per poi lasciare più spazio al Alexander Lonquich al pianoforte concludendo sempre nel dialogo tra gli archi. Lo Scherzo, definito“spettrale”, è una danza di strumenti in una tonalità maggiore. Tema che viene abbandonato nel Finale Allegro giocoso in Do maggiore suddiviso in tre temi che portano i tre strumenti a dialogare. Dapprima restando uniti i due archi che dirigono il pianoforte poi quasi in in inversione Lonquich domina e gli archi rispondono.
Fu subito amato da Clara Schumann il Trio in Do minore per archi e pianoforte n.3 op. 101 che inizia energico nell’Allegro. Sembra un dedica d’amore di un tumulto interiore pronto ad esplodere nella sua compiutezza in questo caso concisa e altrettanto completa. Gli strumenti non sembrano trarre soddisfazione uno dall’altro lasciandosi spazio a vicenda e unendosi in una danza.
E, quando il pianoforte ha tonalità più marcate, gli archi dolcemente lo sostengono per poi scambiarsi. Per poi suonare all’unisono nel Presto che vede il trio dopo “tormentate” sonorità uniti in un tema comune. Pur avendo la freschezza dell’aria l’Andante grazioso torna ad unirsi nei due archi e l’obbligata separazione dal pianoforte in un ritorno e un alternarsi di note. Mentre Lonquich suona le corde degli archi sono pizzicate timidamente in un nuovo diverso unisono.
L’Allegro molto è vi è un continuo susseguirsi del tema dal viloncello mentre Nicolas accenna coi movimenti del capo la melodia
Il Trio in Si maggiore per archi e pianoforte n. 1 op. 8, eseguita nel secondo tempo, fu composta da Brahms appena ventenne, l’esecuzione eseguita il 13 marzo è la versione rivista dal compositore dopo trentaquattro anni dalla prima composizione, in età adulta “gli ho solo ravvivato un po’ i capelli” sembra che abbia dichiarato il compositore in occasione delle modifiche.
Diversissima della prima parte del concerto comincia con l’Allegro con brio che richiede un continuo impegno dei musicisti senza l’alternarsi che caratterizzano la composizione precedente in programma. Dal sentimento corale questa acquista una trionfante fierezza nelle ultime note.
Lo Scherzo ritorna ad essere un dialogo continuo tra i tre strumenti che poi lasciamo spazio al pianoforte in alcuni punti e ritornano per poi variare verso la conclusione nell’Adagio non troppo e nel Finale. Allegro molto agitato.
I tre musicisti suonano uniti vicini fisicamente e concentrati ognuno sul proprio strumento eppure collegati uno all’altro dalla musica, le menti e lo spirito. Un concerto memorabile, un’occasione unica poter ascoltare tre musicisti di fama mondiale per due ore di uno splendido concerto impeccabile.
Salut à la France! Con Minasi, Obiso e l’Orchestra di Santa Cecilia