Genio, follia, estro…e, probabilmente, non sono stato troppo generoso con i sostantivi nel senso che avrei potuto aggiungerne degli altri e, magari, pure qualche strambo aggettivo per qualificare il progetto synth-wave dei Bobby Joe Long’s Friendship Party
Siamo di fronte, infatti, a testi sarcastici, a racconti deliranti ma nello stesso tempo di impressionante realtà, che si svolgono nell’universo distopico della Città Eterna conditi da una costruzione musicale di livello altissimo; qui si fa sul serio, le influenze british del post-punk, new wave, synth-pop fanno da capolino, come vedremo più avanti.
Occorre fare a questo punto una breve premessa. I BJLFP sono un band della Capitale anche conosciuti come Oscura Combo Romana, capeggiati dal frontman e paroliere Henry Bowers (si fa chiamare come lo psicopatico personaggio di It di Stephen King), con la complicità di Abacab Carcosa alle chitarre, Peter Spandau ai synth e Alain Dlindlon alla batteria.
I ragazzi della periferia romana hanno esordito nel 2016 con l’album “Roma Est” al quale ha fatto seguito, dopo appena un solo anno, “Bundytismo–ConcettiSostanzeMeanstream”, entrambi interamente autoprodotti.
“Semo solo scemi” – uscito il 19 aprile di quest’anno – è, dunque, il terzo atto della c.d. Trucilogia e questa volta i Nostri sono editi dalla fiorentina Contempo Records che annovera tra le fila artisti di spessore quali Antonio Aiazzi (ex Litfiba), Moda, Diaframma e Gianni Maroccolo (già fondatore dei cennati Litfiba), solo per citarne alcuni.
Siamo oggi nel professionismo a tutti gli effetti e lo si nota fin dal brano d’apertura del disco, Dreaming Ambaradam, dove i quiriti propongono un abstract del discorso di Bettino Craxi rivolto alla Camera dei Deputati nell’aprile del 1993: “C’è un problema di moralizzazione della vita pubblica che deve essere affrontato con serietà e con rigore, senza infingimenti, ipocrisie, ingiustizie, processi sommari e grida spagnolesche”… e le grida spagnolesche si materializzano con una sorta di rockalternative-synthpop, ovvero i Depeche Mode che pomiciano con gli ultimi Jane’s Addiction. Il finale è a dir poco spaziale nonostante l’ammissione vintage: “A Bettino nu glie dovevi mai cacà er cazzo”.
Il synth-pop dei Depeche Mode prosegue anche nel pezzo successivo, Glu Glu Glu, che riporta alla memoria Fragile Tension della band inglese; questa volta, però, i capitolini il corteggiamento lo hanno fatto ai Cure.
Ma la vera chicca del brano è l’assolo di chitarra finale che, per quanto pleonastico nel contesto, finisce per diventare la degna conclusione di quello che forse, a parere di chi scrive, è il momento musicalmente più alto del disco.
Tracce dei Cure anche in 1984, un inno all’ovvietà ma con tanta, tanta verità: “Il passato è passato/E non torna più/Ma rimane Ristagna/E condiziona il presente”; e in King Kong non è come godzilla dove forse raggiungono la soglia oltre la quale si dovrebbe procedere con un TSO (trattamento sanitario obbligatorio):”Non c’era bisogno di distrugge Tokyo, bastava no zampirone”.
I deliri schizoidi dei ragazzi di Roma est non si risparmiano nemmeno in Allarme pesci palla-Non è una fake news di Primal Scream memoria mentre la ciliegina sulla torta, e si, c’è anche quella, si rinviene in Charles Starkweather, con il darkside dei Joy Division a farla da padrona.
C’è anche spazio per l’imbarcata post punk nel Mondo scemo Impazzito e soprattutto nel singolo d’assalto, #perlasovranitànazionale (di cui potete vedere il video in calce all’articolo), che fa da apripista al disco e che rappresenta il manifesto di schizofrenia politica della band.
Non poteva mancare, infine, la tipica nota autobiografica di Magno bevo e tifo Roma. Non aggiungo altro.
Insomma in poco più di trenta minuti di nosense schizzoide gli inventori della coatto-wave ci offrono una esperienza allucinate alla quale non si può rinunciare…vi accorgerete nell’ascolto dell’album che la tentazione di skippare al brano successivo per sapere quale deliro ci aspetta è irrefrenabile! Una volta terminato l’ascolto del disco ripartirete dall’inizio o, come ha fatto il sottoscritto, dalla richiamata Glu Glu Glu.
A questo punto non ci resta che aspettare un obbligatorio tour, perché io, a “questi”, li voglio vedere dal vivo!
Intanto, “Il passato è passato / E non torna più / Ma rimane Ristagna / E condiziona il presente”